Matteo Renzi ieri ha presentato «Ciao», il suo piano per spendere i duecento miliardi messi a disposizione dall'Europa. Non abbiamo capito se «Ciao» è, come lui sostiene, un acronimo (Cultura, Innovazione, Ambiente, Opportunità) o se, in verità, va inteso come il sostantivo con cui confidenzialmente si saluta un compagno di viaggio che, in questo caso, non può che essere Giuseppe Conte. Una riedizione, insomma, del famoso «stai sereno» con cui Renzi, segretario del Pd nel 2014, licenziò in diretta televisiva l'allora premier Enrico Letta.
Nel primo caso, quello dell'acronimo, parliamo dell'ennesimo libro dei sogni scodellato per fare parlare di sé giornali e tv. Nel secondo, un «ciao» sostantivo, vorremmo sapere se siamo a un addio definitivo o a un arrivederci alla prossima settimana. Troppe volte, infatti, Renzi ha fatto credere di salutare la compagnia e ogni volta si è riaccomodato in salotto come se nulla fosse. Un tira e molla che sta diventando stucchevole, buono solo a mantenere la visibilità di un leader sempre più ex. Renzi sa bene che ben pochi dei sessantun punti del suo Ciao (acronimo) possono essere accettati da Conte e dai suoi alleati. In particolare quello che chiede di accedere al Mes per finanziare la sanità è irricevibile dai Cinque Stelle. Sarà la decima volta che Renzi lancia l'ultimatum «o Mes o crisi di governo» e non accade nulla. È vero che Winston Churchill disse «il rimangiarmi le mie parole non mi ha mai dato l'indigestione», ma il paragone non tiene: Renzi non fa delle marce indietro, finge di fare marce in avanti ben sapendo che, alla fine, non può che stare fermo dov'è. In altre parole, prende per i fondelli un po' tutti.
Se anche questa volta sarà così lo sapremo presto. Domani una delegazione di Italia Viva si siederà al tavolo con Conte per esaminare il contenuto di Ciao (acronimo) e sarei stupito se uscisse da Palazzo Chigi con il documento controfirmato dal premier.
Vedremo che cosa si inventeranno per spiegarci che anche questa volta, in fondo, va tutto bene, che «per senso di responsabilità», frase fatta sinonimo di «calarsi le brache», si va avanti così. Oppure no, magari stavolta accade il miracolo di assistere alla conversione di Renzi sulla via della coerenza. Un miracolo, appunto.
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