A distanza di tre anni da quel terribile terremoto ad Amatrice, il dolore resta lo stesso. Cuori dilaniati, paesaggi naturalistici che fanno da cornice ad abitazioni crollate. E tanta, tanta rabbia. Sempre la stessa. Anzi, forse cresce di più con il passare del tempo. Soprattutto perché sono state fatte promesse - al di là delle rassicurazioni di rito - alle quali non sono però seguite azioni concrete. E a rimetterci sono gli sfollati, che hanno sempre riposto un gruzzolo di speranza di fronte ai tanti bei progetti di rinascita della città. Era ovviamente impensabile pensare di ricostruire tutto in tempi record, ma ci si aspettava sicuramente un'accelerata notevole considerata l'era in cui viviamo.
Se da un parte il commissario straordinario Piero Farabollini sottolinea che il numero di richieste di contributo presentate dai privati sono inferiori del 10% rispetto alle aspettative, dall'altra c'è l'ira da parte di chi continua a subire sulla propria pelle la scia che quel maledetto dramma continua a portarsi dietro.
La beffa della rimozione macerie
L'edizione odierna de Il Messaggero riporta le parole di Marco, proprietario di una quadrifamiliare ad Amatrice: "Ho chiesto un preventivo per la rimozione delle macerie e mi hanno chiesto 40mila euro. Non posso permettermelo". Una delle problematiche più imponenti è legata allo smaltimento della macerie, che devono essere trattate poiché classificate come rifiuti speciali. Quello della deroga è un aspetto relativo: si riferisce prettamente agli edifici pubblici. Ma le cifre parlano chiaro e dimostrano come la situazione sia ancora particolarmente in dietro: in Abruzzo restano da rimuovere 60.557,19 tonnellate; nel Lazio ne restano 220mila; nelle Marche ne rimangono 463.986,99.
La stima della Coldiretti circa le perdite causate all'agricoltura è davvero tragica: 600 milioni di euro. Inevitabilmente hanno svolto un ruolo decisivo il crollo delle vendite, delle produzioni e i danni alle strutture rurali.
L'Associazione ha sottolineato che "nelle campagne marchigiane sono andati persi 160 milioni di euro, in Umbria si è registrato un buco di quasi 295 milioni di euro, mentre nel Lazio sono stati bruciati 170 milioni di euro".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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