Anche gli enti religiosi che lucrano dovranno pagare l'Ici. Storica sentenza della Commissione tributaria

La sentenza della Commissione tributaria dà ragione al comune di Montelepre, nel palermitano, nei confronti di un istituto religioso che aveva aperto una casa di riposo. Adesso le amministrazioni comunali potrebbero esigere le somme dovute su gli enti appartenenti alle confessioni religiose

Anche gli enti religiosi che lucrano dovranno pagare l'Ici. Storica sentenza della Commissione tributaria

La Commissione tributaria di Palermo dà il via libera al recupero dell'Ici da parte delle amministrazioni comunali sugli enti appartenenti alle confessioni religiose. La sentenza della Commissione tributaria provinciale (920/2019) recepisce i recenti indirizzi della Corte di Giustizia europea sull'esenzione dell'ex imposta comunale sugli immobili. Tutto nasce da un errore che lo Stato avrebbe commesso esentando dal pagamento dell'Ici quegli enti religiosi che hanno svolto attività lucrative ed erano state esentate in quanto attività non commerciali. Si tratta di un buon numero di enti religiosi: dalle chiese, alle associazioni senza scopi di lucro, ma anche enti no profit, scuole, case di riposo, ospedali, cliniche e persino case editrici. In sostanza, gli enti pur non avendo un effettivo scopo di lucro hanno svolto- e svolgono tutt'ora - attività che producono degli utili. Il recupero delle somme va dal periodo 2006 (anno di entrata in vigore dell'esenzione al tributo) al 2012 (anno in cui l'Imu ha sostituito a tutti gli effetti la vecchia Ici).
La vicenda nasce dal contenzioso che ha visto di fronte il comune di Montelepre e un istituto religioso, che gestisce una casa di riposo nel piccolo paese in provincia di Palermo. La commissione tributaria provinciale ha dato ragione al comune di Montelepre stabilendo che "coesistendo attività di convivenza e casa di riposo e attività di culto" è onere dell'ente religioso dimostrare la natura del servizio svolto - se benefica o di lucro - per ottenere l'esenzione dell'Ici. "Non si tratta una battaglia ideologica a danno degli enti ecclesiastici o degli enti no profit - afferma l'avvocato Laura Bardi dello studio legale tributario Alberghina, difensore del comune di Montelepre -. Questa sentenza pone fine ad una discriminazione perpetrata per anni ai danni della collettività, che ha visto un trattamento differenziato e più favorevole per gli enti ecclesiastici che esercitavano attività lucrative. Finalmente in Italia si vede tutelare il principio di eguaglianza formale e sostanziale, così come sancito dall'articolo 3 della Costituzione, garantendo una parità di trattamento tra coloro che si inseriscono nel mercato per fornire un servizio dietro corrispettivo di un prezzo".


Cosa cambia adesso? Il principio secondo cui gli enti ecclesiastici e no profit che operano nel mercato non possono beneficiare di aiuti di Stato (nella fattispecie l'esenzione dell'Ici) potrebbe adesso avere un effetto domino, aprendo la strada ai Comuni nella riscossione delle tasse non ancora finite in prescrizione.
La Corte conferma anche la legittimità dell'Imu, che prevede l'esenzione dell'imposta, "quando le attività sono svolte in modalità non commerciale, quindi senza scopo di lucro".

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