Andrea Vianello, ex direttore di Raitre, è tornato in televisione dopo l’ictus che lo ha colpito lo scorso 2 febbraio. Intervistato da Massimo Gramellini, ha raccontato l’emozione che stava provando a entrare in uno studio televisivo, forse superiore rispetto alla prima vera volta. Ha rivelato di non aver creduto che quel momento potesse avvenire e che, in effetti, non era neanche così importante che accadesse. Vianello ha detto: “Il lavoro è la mia vita ma è anche la mia identità”. Lui, giornalista che ha sempre lavorato con le parole, da un momento all’altro non riusciva più a fare ciò per cui era nato. “Quando mi sono svegliato e non riuscivo a parlare la cosa più importante non erano la tv o il lavoro. Anche se io non so fare niente, e facevo solo il mestiere di chi parla. Volevo riprendere la mia vita, parlare con i miei figli, con mia moglie” ha ricordato. Non riusciva neanche a dire i loro nomi.
Andrea Vianello ha raccontato la sua malattia
Andrea Vianello è stato accolto in studio tra gli applausi e ha raccontato della difficoltà nel recuperare il linguaggio. Ha voluto ringraziare i suoi due angeli custodi, Lucia, l’infermiera del 118 che lo ha soccorso a casa quel terribile giorno, e Flavia, la logopedista trentenne che lo ha aiutato a riprendere in mano la sua vita, i suoi affetti più cari. Flavia gli ha insegnato daccapo a parlare, a come mettere la lingua per pronunciare le consonanti. Vianello l’ha definita come sua mamma. L’ex direttore di Raitre, attraverso la sua esperienza, ha voluto dare coraggio a tutti i malati di ictus, dimostrare loro che è possibile farcela. Con la sua autoironia ha raccontato anche aneddoti ora divertenti, ma che al momento erano stati terribili. Come quando non riusciva a capire il ragazzo indiano che lo accompagnava in auto a fare riabilitazione e, più di una volta, hanno sbagliato strada.
L'ictus è una botta
Vianello ha poi voluto parlare della malattia, l'ischemia cerebrale che ha colpito il lato sinistro del suo cervello: “L’'ictus sembra un mostro. Sappiamo che possiamo battere il tumore, l'ictus invece arriva come una botta, come un fulmine. Io non ho problemi motori. Le persone hanno paura, si vergognano.
Io mi sono sentito sfigurato, mi sembrava che la mia faccia non fosse più la mia, perché non avevo più le parole. Non è una colpa essere colpiti da un ictus, è colpa della vita, dobbiamo essere gli stessi di prima”. Ha infine definito sua moglie sempre un passo avanti a lui.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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