Se l'Anpi ha paura di parlare del sangue versato ad El Alamein

Gli eredi dei partigiani se la prendono con un convegno sulla battaglia di El Alamein. Ma dimenticano la lezione di Ciampi e Napolitano

Foto tratta da Wikipedia
Foto tratta da Wikipedia

Lo confesso: solo oggi ho scoperto che la prossima domenica alle 16.30, presso l'ex convento Annunciata in via Pontida 22 ad Abbiategrasso, modererò un incontro "nero". Un po' fascista, insomma. Pensavo di dover parlare solo della battaglia di El Alamein dove i soldati italiani - bersaglieri, carristi e paracadutisti - si segnalarono per il loro valore.

Del resto, le stesse parole pronunciate dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, il 25 ottobre del 2008, mi avevano tranquillizzato: "Furono combattimenti - qui attorno ad El Alamein - tra i più duri e tormentati della Seconda guerra mondiale, in un continuo alternarsi delle sorti tra gli opposti schieramenti. E il nostro rispetto, la nostra riconoscenza sono tanto più grandi quanto più ricordiamo, sforzandoci di ripercorrerle, le condizioni in cui i combattenti furono chiamati a operare, le sofferenze e i sacrifici che essi doverono affrontare, fino al rischio estremo e quotidiano della vita. Rendiamo dunque omaggio alle alte virtù morali e alle straordinarie doti di coraggio di cui decine e decine di migliaia di uomini diedero qui incontestabile prova. Tutti furono guidati dal sentimento nazionale e dall'amor di patria, per diverse e non comparabili che fossero le ragioni invocate dai governi che si contrapponevano su tutti i fronti del Secondo conflitto mondiale".

Che, tradotto, significa: poco importa che il Duce, Benito Mussolini, avesse mandato quei ragazzi a farsi massacrare dal piombo degli inglesi, dalle mosche e dall'artiglieria in quella tormentata fetta di terra africana. Quello che conta è come quei soldati si comportarono: con onore. Poco più avanti, dopo aver giustamente bacchettato fascismo e nazismo, Napolitano ricorda Paolo Caccia Dominioni che, al termine del conflitto si mise a cercare le salme dei caduti sia dell'una sia dell'altra parte. Prima però combattè come partigiano contro i tedeschi. Ma non solo. L'alpino disegnò le raffigurazioni per un libro - I ragazzi della Folgore - scritto dal colonnello Alberto Bechi Luserna, straordinaria figuria di ufficiale ammazzato, il 10 settembre 1943, da alcuni paracadutisti che volevano combattere al fianco dei nazisti. Due esempi, ma se ne potrebbero fare molti altri, che dimostrano che chi combattè ad El Alamein aveva idee e valori diversi rispetto a chi aveva voluto quella guerra.

Anche il presidente Carlo Azeglio Ciampi, nel 2002, usò parole chiare e commoventi per ricordare questa battaglia: "Qui a El Alamein, ogni duna, ogni metro di deserto furono aspramente contesi. Vicino a noi, un'altura che a malapena si nota, quota 33, divenne una montagna conquistata, difesa, vinta e persa. Vi combatteste con eroismo, con l'onore delle armi. Tra i memoriali, al km. 111, una lapide italiana ricorda 'mancò la fortuna, non il valore'. A nessuno mancò il valore. In migliaia caddero in quelle tre battaglie. Tanti compagni d'armi, tanti amici della mia gioventù non sono tornati. Oggi siamo qui, fraternamente uniti, a rendere onore a tutti i caduti di El Alamein: con commozione, con animo riconoscente".

Ma questo non basta. L'Anpi di Abbiategrasso oggi scrive: "Appreso della manifestazione per l’80° anniversario della battaglia di El Alamein organizzata c/o un oratorio di Abbiategrasso e con il patrocinio dell’Amministrazione comunale, trova fuori luogo la celebrazione di un evento ed una battaglia che hanno portato reparti dell’esercito italiano di allora a combattere in una guerra atta ad uccidere e farsi uccidere per difendere i regimi fascisti e nazisti che intanto, in Europa, stavano procedendo al genocidio del popolo ebraico". E ancora: "Una manifestazione ospitata da un oratorio, che dovrebbe essere luogo di condivisione di valori etici e non di esaltazione di una battaglia dove da alleati e assoggettati ad Hitler, i soldati italiani sono stati massacrati". E infine: "Pur condividendo la necessità della memoria di tanti italiani morti ingiustamente, con l’ombra della guerra e della minaccia atomica che si stendono sull’Europa non è il momento di retoriche sull’eroismo, ma della ricerca di urgenti strade di pace". Sui social c'è chi si spinge anche oltre, dicendo che "Abbiategrasso si colora di nero" e tirando in ballo il nuovo governo: "Inutile dire che la peggiore delle ripercussioni delle elezioni è e sarà la più preoccupante, il sentirsi liberi tutti di certi miserabili, amministratori locali tronfi del bagnetto elettorale, che già sapevamo quale fosse il loro rispetto del patrimonio democratico quando nei consigli comunali alzavano i bracci (sic) tesi alla votazione, senza mai ricevendicarlo, ma gli veniva 'duro' a sentirsi ancora balilla".

Il 20 ottobre scorso, Corrado Augias, certamente non sospettabile di amicizie fasciste, ha scritto un articolo su Repubblica in cui riconosceva le virtù di chi combattè in quella battaglia e gli errori/orrori del fascismo.

Polemiche strumentali a parte, rimandiamo l'Anpi a settembre e consigliamo un bel ripasso

di storia. A cominciare dal discorso di Napolitano, che si conclude con queste parole: "Onore a tutti i combattenti e i caduti di El Alamein! Viva la fratellanza nella pace tra i popoli europei e con il popolo egiziano!".

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