Un ascensore in ospedale dedicato ai pazienti Covid, viene usato anche per i rifiuti ospedalieri. Accade nel nosocomio “Vito Fazzi” di Lecce, dove nel seminterrato, accanto all’ascensore numero quattro, è visibile un foglio appiccicato sul muro con dello scotch: "N.B. ascensore dedicato ai pazienti Covid-19 con barella bio-contenimento, avvisare prima la rianimazione", recita.
L’ascensore parte dal seminterrato, dove si trova a pochi metri il pronto soccorso, accanto alla farmacia e di fronte alla cucina. "Per anni - dice Vito Perrone, segretario generale Ugl-Lecce - non c’è mai stata una separazione dei percorsi: farmaci, barelle, carrelli del vitto, tutto é stato trasportato verso i vari reparti, attraverso un unico ascensore".
Ma in piena epidemia i percorsi dovrebbero essere distinti per evitare infezioni e contagi e si dovrebbe tenere isolato tutto ciò che riguarda il coronavirus dal resto. E invece davanti all’ascensore quattro ci sono i carrelli dei Rot (rifiuti ospedalieri tossici), pronti per essere portati probabilmente al piano sottostante dove saranno scaricati. Non è cambiato nulla quindi rispetto al passato. Si spera solo che l’ascensore interessato, non venga usato anche dalla camera mortuaria per caricare le salme. Il rischio c’è perché prima dell’emergenza, "quell’ascensore era usato da tutti i servizi, compresa la camera mortuaria, senza che ci fosse alcun controllo e distinzione di tragitti", come riferisce una addetta alla distribuzione dei pasti, che chiede l'anonimato.
In realtà il pronto soccorso dovrebbe impiegare l'ascensore numero tredici al quale si ha accesso solo con le chiavi e i rifiuti dovrebbero transitare esclusivamente dal montacarichi evitando ogni tipo di promiscuità. Invece dalle foto emerge tutto il contrario. A questo si aggiunge che quel foglio di avviso appiccicato sul muro e che invita a usare l’ascensore quattro solo per pazienti Covid si trova solo nel seminterrato e non negli altri piani.
Già a novembre scorso, il deputato Michele Nitti insieme alla consigliera regionale Antonella Laricchia del Movimento 5 stelle, fecero un sopralluogo nell’ospedale in questione. "Abbiamo toccato con mano – dichiararono in quell'occasione i pentastellati – l’inadeguatezza del sistema del trasporto e smistamento dei pasti".
E pensare che la Regione Puglia da un anno e mezzo ha adottato nelle Asl il nuovo modello di cottura impostato sul metodo “cook & chill", perché ritenuto più vantaggioso economicamente, ma anche perché più sicuro dal punto di vista igenico-sanitario. Una scelta che si scontra con la realtà della cucina ospedaliera di Lecce, sprovvista di sterilizzatore, come ci riferisce un addetto: "Vassoi e contenitori scaldavivande, soprattutto quelli usati per le malattie infettive, non possono essere sterilizzati in autoclave con il vapore, come si fa per i ferri della sala operatoria per esempio e come dovrebbe essere di prassi, ma vengono lavati a mano come si usa fare in casa propria", ci spiega.
In verità la cucina ospedaliera sarebbe temporanea, in attesa di trasferire tutto negli ambienti dell’attuale pronto soccorso non appena quest’ultimo verrà spostato nel Dea, il nuovo distretto di emergenza e accettazione, finito di costruire a dicembre 2019 é ad oggi tramutato in ospedale Covid.
Il 12 febbraio scorso, ci fu l’ultimo incontro tra i vertici della Asl e le organizzazioni sindacali che sollecitavano il centro cottura nel “Vito Fazzi”, visto che il Dea era oramai pronto. Da allora però, nulla è stato fatto per trasferire dall'ospedale leccese i reparti di emergenza, in primis proprio il pronto soccorso che è rimasto nell'attuale nosocomio.
"In virtù dell'accordo preso con l'azienda sanitaria e la Regione, ma sopratutto dell'emergenza Covid - conclude Vito Perrone - sollecitiamo al trasferimento del pronto soccorso e quindi della cucina in ambienti più idonei che possano garantire più igiene e sicurezza."- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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