Assenteismo di massa in un ente di Messina: 81 casi su 91 dipendenti

I dipendenti si accordavano affinché uno timbrasse i badge consentendo agli altri di arrivare in ritardo o andare via prima. Pizzicati dalle Fiamme Gialle grazie alle telecamere

Badge magnetici all'entrate dell'ufficio
Badge magnetici all'entrate dell'ufficio

Assenteismo di massa all’Istituto autonomo case popolari di Messina. Dai controlli delle Fiamme Gialle è emerso che 81 dipendenti su un totale di 96 erano soliti allontanarsi arbitrariamente dal lavoro. Quattro gli ordini di custodia cautelare agli arresti domiciliari emessi dal gip Monica Marino su richiesta della procura per altrettanti impiegati, mentre per 54 sono stati disposti provvedimenti di obbligo di firma. L’accusa è di truffa aggravata ai danni dello Stato.

L’operazione, ribattezzata "Badge sicuro", è il risultato di un’attività di indagine che è stata portata avanti per diversi mesi grazie alle telecamere collocate in entrambi gli ingressi dell’ente pubblico, che hanno consentito di monitorare costantemente sia gli strumenti per la rilevazione delle presenze del personale sia l’ingresso principale. Grazie alle videoriprese è stato possibile rilevare come gran parte del personale in servizio presso l’Istituto - il fascicolo processuale riguarda 81 dipendenti su un totale di 96 - era solita assentarsi arbitrariamente dal proprio posto di lavoro.

Le indagini della finanza messinese hanno consentito di provare che i dipendenti, a piccoli gruppi, si mettevano d’accordo tra loro affinché uno timbrasse i badge magnetici degli altri, consentendo a questi di arrivare in ritardo, andare via in anticipo dal posto di lavoro oppure uscire per dedicarsi a faccende personali. Con i sistemi adottati, diversi dipendenti trascorrevano così gran parte del tempo del lavoro al bar, altri passeggiavano per le vie dello shopping insieme ai colleghi. In altre occasioni la pausa per il pranzo, fissata in una trentina di minuti, durava oltre due ore e qualcuno, dopo il pranzo, preferiva addirittura di non tornare proprio dietro la scrivania. A investigazioni concluse, il gip ha emesso cinque ordinanze di custodia cautelare agli arresti domiciliari e 54 provvedimenti di obbligo di firma per i dipendenti pubblici coinvolti nell’indagine. Questi, oltre al licenziamento, ad una condanna da uno a cinque anni di reclusione e una multa da 400 a 1.

600 euro prevista per il reato di truffa aggravata ai danni dello Stato, saranno chiamati a risarcire il danno patrimoniale, pari al compenso corrisposto a titolo di retribuzione nei periodi per i quali sia accertata la mancata prestazione, nonché il danno all’immagine subita dall’amministrazione pubblica.

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