Era una giornata qualunque quando il 20 marzo 2019 l'autista di un autobus, con a bordo 50 ragazzini, due insegnanti e una bidella, aveva tentato di dirottare e incendiare quel mezzo a San Donato Milanese, in provincia di Milano. E a distanza di tempo, Ousseynou Sy, ritenuto il responsabile del gesto e imputato per strage, ieri ha preso la parola prima ancora che iniziasse la sua udienza.
"Il gesto? L'ho fatto per i bimbi morti in mare"
Secondo quanto riportato da Il Giorno, il 47enne Sy, per prima cosa, avrebbe denunciato in tribunale la propria condizione di detenuto: "Vorrei precisare che sono chiuso dietro queste sbarre, in isolamento, da dieci mesi". L'uomo, che risponde di strage, incendio e sequestro di persone, era presente in aula quando sono state riportate le testimonianze di genitori e familiari dei ragazzini, che denunciano diversi tipi di disturbi psicologici dopo quell'episodio. L'autista, infatti, ha chiesto di rendere altre dichiarazioni spontanee (lo aveva fatto anche nei mesi scorsi), simulando un comportamento ritenuto incline ai disturbi mentali: "Io vedo qui molte mamme, vi invito a considerare i bambini morti in mare. Io questo gesto l'ho fatto per loro". Le sue affermazioni sono state interrotte dal presidente della Corte, Ilio Mannucci Pagini.
Un difficile ritorno alla normalità
Ieri, insieme al 47enne, in aula erano presenti i genitori, i familiari e gli psichiatri, che hanno riportato racconti drammatici. I ragazzini coinvolti in quella che poteva diventare una strage, sequestrati per ore, oggi faticano a tornare alla normalità. Secondo quanto riportato dagli esperti e dai parenti, infatti, gli alunni soffrirebbero di ansia, mancanza di concentrazione, disturbi del sonno, pianti e depressione. Tutti elementi riconducibili al disturbo post traumatico da stress, di cui soffrono quasi tutti i 50 ragazzini del dirottamento del bus incendiato.
La depressione
Per molti dei ragazzini, tutti di età compresa tra i 12 e i 13 anni, il ritorno alla vita quotidiana si è reso piuttosto complicato. E nonostante siano seguiti da un team di psichiatri, non riescono ancora a dimenticare l'episodio e a reagire alle sue conseguenze. In base a quanto ricostruito, per gli studenti più piccoli, i più fragili e per quelli più esposti, cioè i primi ad aver avvertito le forze dell'ordine di ciò che stava accadendo, si è innescata una forte forma di depressione.
"L'incubo non finisce mai"
Secondo quanto riportato dal quotidiano, una delle mamme, ascoltata dalla Corte d'Assise, avrebbe denunciato che, nei giorni successivi al sequestro, la figlia si presentava molto agitata, ansiosa: "È molto cambiata e per lungo tempo ha rifiutato il cibo". Inoltre, il padre di uno dei ragazzini più esposti anche mediaticamente avrebbe segnalato diversi disturbi del sonno nel figlio: "Durante la notte non dorme mai, resta a guardare il cellulare e parla da solo, come se fosse ancora in televisione. Se si addormenta sogna di cadere nel vuoto da un palazzo o di morire in un altro modo tragico, quindi l'incubo non finisce mai".
Il parere degli esperti
Un gruppo di psicologhe sentite ieri in aula, che stanno seguendo i giovani studenti coinvolti in quello che poteva essere un vero e proprio attentato, hanno segnalato come un evento di quel tipo avrà ricadute in futuro. "Si tratta di preadolescenti, poco più che bambini (il cervello arriva a maturazione dopo i 15 anni), il carattere non è formato, non hanno capacità di centralizzare, restano immersi nelle emozioni", hanno spiegato le esperte. Che poi hanno specificato: "Il trauma incide sullo sviluppo della psicopatologia.
Subiranno le conseguenze per molto tempo, questa è una ferita che accuseranno per tutta la vita e traumi come questo sono in grado di modificare la genetica e si trasmettono a figli e nipoti". Dopo l'ascolto delle testimonianze e dopo le sue dichiarazioni, Sy è uscito dall'udienza ed è stato riportato in carcere.
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