Ballando sul Titanic

La narrazione dei primi giorni di legislatura offre immagini di un contesto inconsapevole del precipizio su cui si muove il Paese come quelle dei passeggeri che ballavano nei saloni del Titanic

Ballando sul Titanic

La narrazione dei primi giorni di legislatura offre immagini di un contesto inconsapevole del precipizio su cui si muove il Paese come quelle dei passeggeri che ballavano nei saloni del Titanic. Non è solo la politica nel suo complesso ad offrire questa idea, ma pure i giornali. È un fiorire di polemiche che puntano a delegittimare i vincitori delle elezioni, ma nessuno si occupa dei guai, per non dire tragedie, a cui vanno incontro gli italiani.

L'importante è dare l'idea di una maggioranza già divisa. Si trasformano, ad esempio, in uno scontro epico tra Georgia Meloni e Silvio Berlusconi le tradizionali trattative, magari anche dure, che accompagnano la formazione di ogni governo di coalizione. Tutto è raccontato nella chiave della detronizzazione del Cav dalla leadership del centrodestra, dimenticando che si tratta di un capitolo già visto: la scorsa legislatura si aprì con la stessa scena e con la stessa scia di commenti, ma al posto della Meloni c'era Matteo Salvini che, all'epoca, prese più voti degli altri due partner.

Come pure il confronto sulla scelta del ministro della Giustizia non è una questione nominalistica, ma riguarda il nodo politico posto da Berlusconi di non marginalizzare Forza Italia, garantendole un'adeguata rappresentanza al governo. Poi ci sarà stata pure l'«incomprensione» tra un Cavaliere che dice di aver avuto un «sì» sul nome della Casellati per quel ruolo e la Premier «in pectore» che assicura di avere parlato ancora di Nordio. È comunque innanzitutto interesse della Meloni trovare un punto di equilibrio per rendere più forte la sua compagine: detto questo, nulla di ultimativo, perché, in caso contrario, il governo si farà lo stesso.

Non mancano neppure le polemiche folkloristiche, come quella di Pierluigi Bersani sulla foto di Mussolini posta nella galleria dei ministri che si sono succeduti al ministero dello Sviluppo Economico per le celebrazioni dei 90 anni della sua sede, Palazzo Piacentini. Celebrazioni, per altro, organizzate durante il governo Draghi. O, ancora, per l'ennesima volta, quelle sulle parole di Berlusconi su Putin, che andrebbero inquadrate alla luce di un'amicizia che è andata avanti per vent'anni e non certo di un cambio di linea: Forza Italia, basta esaminare le cronache parlamentari, ha votato più di altri tutte le iniziative dell'attuale governo di appoggio all'Ucraina e voterà quelle del prossimo. Tajani docet.

Si tratta di querelle che si consumeranno nel giro di un giorno o due, ciò che invece assillerà il Paese per anni, sarà la crisi energetica, l'inflazione, la recessione, le bollette, una guerra all'Ucraina che combattiamo anche noi sul piano economico senza che l'Europa per ora abbia fatto nulla per sollevarci dalle conseguenze negative delle sanzioni alla Russia. Argomenti di cui nessuno parla, neppure l'opposizione, che preferisce rifugiarsi nell'ossessione per il «Ventennio».

Ed è qui il vero dramma perché fra qualche mese le vere tragedie busseranno alla porta. E non faranno sconti.

Già, si è sprecato troppo tempo: l'ha perso il governo Draghi sperando nell'Europa; lo ha perso l'Europa dimostrando l'egoismo e l'assenza di solidarietà di chi non ha capito che sta combattendo anche una guerra economica. Ecco perché assicurare entro questa settimana un governo al Paese non è un'opzione, ma un obbligo, un dovere. Sempreché sul ponte del Titanic-Italia nessuno si sia accorto dell'iceberg che ci sta arrivando addosso.

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