Farà molto discutere, il caso del cattolico brasiliano fucilato in Indonesia senza che gli venisse nemmeno concesso il conforto dei Sacramenti della religione. Perché quando a una persona viene negato anche l'intimo, estremo, sollievo del conforto con cui la propria confessione accompagna i fedeli nell'estremo passo, c'è decisamente qualcosa che non va.
Marco Archer Cardoso Moreira, cittadino brasiliano di religione cattolica, è stato giustiziato da un plotone di esecuzione indonesiano sull'isola di Nusakambangan il 18 gennaio scorso. Al prete che doveva assisterlo negli ultimi istanti di vita terrena è stato però impedito di raggiungere il condannato, che avrebbe dovuto confessare e comunicare come richiede la fede cattolica.
Cardoso Moreira, condannato per reati di droga, secondo quanto riferisce The Telegraph ha trascorso le ultime ore in preda alla disperazione e piangente, trascinato davanti al plotone mentre chiedeva aiuto. Scene da film dell'orrore, quelle raccontate dal prete che si sarebbe dovuto occupare del condannato. "Nessuno lo ha consolato", ha spiegato padre Charles Burrows.
Questo episodio, spiega il foglio britannico, sembrerebbe solo l'ultimo di una lunga serie di "screzi" diplomatici - se così vogliamo chiamarli - tra Brasile e Indonesia.
Recentemente, l'ambasciatore indonesiano in Brasile Toto Riyanto è stato ricevuto dalla presidente Roussef in persona, ma richiamato in patria dopo poco tempo quando dalla presidenza brasiliana tardava l'approvazione delle sue credenziali diplomatiche.Un ritardo che il ministero degli Esteri indonesiano ha definito "inaccettabile" in una nota emessa in occasione dell'accaduto.
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