A maggio aveva chiesto la scarcerazione per paura del contagio da coronavirus. Ora Cesare Battisti annuncia lo sciopero della fame. E lo fa in una lettera inoltrata la suo legale Davide Steccanella: "Avendo esaurito ogni altro mezzo per far valere i miei diritti, mi trovo costretto a ricorrere allo sciopero della fame totale e al rifiuto della terapia". L'ex terrorista rosso, affetto da epatite B, sta scontando l'ergastolo per quattro omicidi nel carcere di Oristano dove si trova da un anno e mezzo in isolamento diurno. Una misura "disumana", dice il suo avvocato, e "di fatto del tutto illegittima, la pena dell'isolamento diurno a suo tempo inflitta era di sei mesi per cui è stata scontata a giugno 2019".
Sempre a maggio era stata presentata istanza formale per il trasferimento di Battisti dal carcere di Oristano o in alternativa un declassamento della sua classificazione nel regime di Alta Sicurezza (AS2) per terroristi. Secondo il legale "di fatto non esistono più le condizioni di rischio che la giustificherebbero". Ma ad oggi, prosegue Stancenella, "non abbiamo ricevuto alcuna risposta".
A giustificare le pretese di sconti di pena sarebbe la buona condotta carceraria dimostrata dall'ex membro di punta dei Proletari armati per il comunismo. "Cesare Battisti finora ha dato prova di partecipazione all'opera di rieducazione, facendo, inoltre, registrare una condotta regolare", scrive il magistrato di Sorveglianza di Cagliari, Maria Cristina Lampis, nell'ultimo provvedimento con cui ha concesso all'ex terrorista la liberazione anticipata, ossia i "45 giorni di riduzione pena" previsti per ogni semestre scontato in caso di buona condotta. Ma lo sconto di pena per i due semestri scontati da gennaio 2019 a gennaio 2020 non sarebbe ancora stato applicato.
La concessione della liberazione anticipata "evidenza ancora di più la incomprensibile contraddizione del ministero - afferma l'avvocato - che continua a classificare come pericoloso terrorista un soggetto che ha commesso l'ultimo fatto per cui è intervenuta condanna nel 1979 e in ben diverso contesto storico e sociale del nostro Paese". Per l'avvocato Steccanella a Battisti, sottoposto a un isolamento in carcere illegittimo e privato del diritto acquisito alla liberazione anticipata, non restava che mettere in atto questa forma estrema di protesta.
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