Benigni legge Dante e si lascia andare a riferimenti politici attuali

Intervenuto in un convegno a Siena in cui era programmata la lettura dell’VIII Canto della Divina Commedia, il comico toscano non ha risparmiato battute con riferimenti alla politica italiana

Benigni legge Dante e si lascia andare a riferimenti politici attuali

Roberto Benigni è stato invitato ad intervenire al 23esimo convegno dell’Associazione internazionale professori di italiano, organizzato a Siena dall’Università per Stranieri.

In programma per lui la lettura dell’VIII Canto dell’Inferno dantesco, ovvero quello relativo al girone in cui scontano la pena gli iracondi e gli accidiosi. Nella fase introduttiva alla declamazione, il comico toscano è riuscito ad inserire dei riferimenti non troppo espliciti ma assolutamente comprensibili senza uno sforzo eccessivo alla situazione politica italiana. L’occasione è arrivata dall’analisi delle ben note traversie politiche vissute dal sommo poeta fiorentino.

“In questo canto, un canto davvero meraviglioso, non solo si parla dell’ira ma soprattutto ‘di color che si tengon or lassù gran regi’. Cioè dei prepotenti, degli sbruffoni. Quelli che chissà chi si credono d’essere. Con una frase, con un atteggiamento, con la volgarità prendono il potere e continuano ad essere volgari, a fare ciò che vogliono.” Una frase, questa, che sarà approfondita successivamente in una breve intervista alla fine del suo intervento.

Benigni continua a giocare tra la Divina Commedia e i riferimenti all’attualità, provocando grandi risate in sala. “E poi per Dante la politica… meno male parliamo di Dante non di politica in questo momento… per Dante sappiamo che la politica era la sua terza natura. La seconda natura era la poesia, ovviamente. E gli è andata un po’male, povero Dante, tutta la vita. Fino ad arrivare al momento in cui non ne poteva più della volgarità e della scemenza e ha detto ‘faccio parte per me stesso’. E allora fondò un partito solo per sé, il Partito di Dante, il PD praticamente, ma non vinse mai. Fece un referendum, votò da solo e perse”.

Al termine del convegno Benigni è stato avvicinato da un giornalista, che gli ha fatto qualche domanda, poi riportata su Repubblica. “Ma chi sono questi sbruffoni?”, viene chiesto al comico toscano, che dopo una sonora risata, replica. “Ogni riferimento è casuale. Ce ne sono tanti, eh?! Possiamo riconoscerli alcuni.

È il periodo degli sbruffoni, che non si vogliono far nominare.”

“Invece dall’altra parte c’è il partito di Dante, il Pd. Che fine ha fatto ‘sto povero Pd?”, pungola il giornalista. Benigni si allontana ridendo senza rispondere.

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