Bill Gates e il “Me Too” fuori tempo

Le accuse risalgono a 40 anni fa

Bill Gates e il “Me Too” fuori tempo
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Neppure Bill Gates si salva dal #MeToo. Dico Bill Gates. Uno degli uomini piu ricchi del mondo, colui che ha fondato la Microsoft, colui che sarebbe stato davvero l'uomo più ricco del mondo se non avesse deciso di usare la maggior parte del suo patrimonio per aiutare i paesi più poveri, per costruire bagni in Africa, per esempio.

Il tutto è uscito fuori da Anupreeta Das, editorialista del New York Times, autrice di una biografia non autorizzata su Bill Gates, nella quale il nostro Bill figura come un «predatore sessuale» (ormai anche se dici a una «come sei carina» sei un predatore sessuale), con venti, trenta, quarant'anni di ritardo. Oltretutto non ci sono vere accusatrici, ma solo supposizioni nella biografia di questa giornalista. Dice che «era come un bambino in un negozio di caramelle», e quindi? Qualunque persona si trovi a essere miliardaria dopo la fatica che ha fatto per esserlo si sente onnipotente, ma non significa che per questo commetta dei soprusi. Tant'è che non ci sono mai cause di abusi sessuali dopo venti anni ai pizzaioli.

Il punto è che frequentava Jeffrey Epstein, peccato che, prima che si sapesse che era uno stupratore seriale di minorenni, lo frequentassero tutti, incluso Donald Trump, i Clinton ma praticamente tutti i miliardari e le persone influenti degli Stati Uniti e non solo. Una femminista, l'altro giorno, quando ho pubblicato una story su IG (Instagram, vedete come parlo giovane?) in difesa di Bill Gates, mi ha detto «ha fatto beneficenza per lavarsi la coscienza?». L'ha già giudicato colpevole.

Ma di cosa? Che quando era un giovane genio miliardario le donne ci provavano con lui? In questo mi sembrerebbe evidente che una ragazza ci provi con il ragazzo più figo e miliardario del mondo. Che poi sia stato lui a provarci, in modo non consensuale, è tutto da provare, e soprattutto quarant'anni dopo è difficile da provare. In ogni caso l'Africa ringrazia.

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