Bivacchi, negozi abusivi, letti con il pizzo: a Mineo e Pozzallo comanda il degrato

Bivacchi, negozi abusivi e letti con il pizzo. E il commissariato è andato in pezzi: "Chiederemo il Cara pure noi..."

Bivacchi, negozi abusivi, letti con il pizzo: a Mineo e Pozzallo comanda il degrato

Mineo, cuore di una Sicilia che offre agli occhi la sua parte più brulla. A pochi chilometri c'è la base Usa di Sigonella. Un tempo gli americani lì impiegati abitavano nell'enorme villaggio della Pizzarotti, lo stesso che gestisce il Cara (centro di accoglienza per richiedenti asilo) che, allo stato attuale, ospita 3.800 persone, delle quali 2.300 uomini single, 400 donne e la restante parte famiglie. Basta entrare dal cancello principale, presidiato full time da quattro militari dell'Esercito, per rendersi conto a che cosa si vada incontro. Centinaia di extracomunitari girovagano per il villaggio. La maggior parte gioca a calcio: nel campo predisposto, per strada. Ci sono negozi. Tutti abusivi, nessuno che rilascia lo scontrino. «Qui è così - ci spiegano i rappresentanti sindacali Sap che ci accompagnano - ognuno fa come vuole. All'interno di Mineo i reati più comuni sono spaccio, prostituzione, risse, liti. Siamo in media cento, tra polizia e carabinieri, a controllare 3.800 persone. Ed è un problema, perché quando ci sono stati episodi di violenza non è stato facile tenerli a bada». A Mineo da pochi giorni sono iniziati i lavori per l'hotspot, nonostante il parere negativo di tutti, persino del procuratore generale. Ospiterà i migranti in arrivo che devono essere identificati, prima di essere smistati sulle strutture di accoglienza. «Ogni tanto - spiega Giuseppe Coco, rappresentante del Sap di Catania - qualche extracomunitario non autorizzato entra facendo buchi nella recinzione e si nasconde. Quando li troviamo li buttiamo fuori. Qua dentro gli ospiti hanno creato dei bed and breakfast non autorizzati, prendono loro soldi per dormire».

I regolari hanno tutti i servizi garantiti e le cooperative che gestiscono l'accoglienza prendono 37 euro a migrante al giorno. Servono per dar loro cibo, 2,50 euro quotidiani, sistemazione. La Pizzarotti, invece, prende 8 milioni di euro per l'affitto della struttura. I migranti hanno stereo, wifi, parabole per vedere la tv. Bivaccano tutto il giorno. Qualcuno esce, va a lavorare al nero dagli agricoltori della vallata. Mantenuti di Stato, mentre le forze dell'ordine, in quattro turni quotidiani, li controllano senza sosta. Braccia e menti tolte a un territorio in cui gli affari della Mafia prolificano. Non si fa più attività investigativa, perché tutte le risorse confluiscono sul Cara. «Dobbiamo lavorare - prosegue Coco - in ottanta metri quadri in 42. Il tetto del commissariato di Caltagirone che ci ospitava è crollato e abbiamo dovuto trasferirci nella sede della polizia stradale. Quasi quasi chiediamo di andare al Cara - dice ancora ironicamente - almeno avremo spazio». Ripartiamo, direzione Pozzallo, dove c'è un hotspot controllato da una decina di rappresentanti delle forze dell'ordine e qualche militare. Ingresso vietato: il segretario generale del Sap, Gianni Tonelli, che ci accompagna, non può entrare. Il divieto arriva dal prefetto Mario Morcone, capo del dipartimento accoglienza del Viminale. A Pozzallo entrano le associazioni, persino i rappresentanti dei diritti dei detenuti, che non si sa che funzione abbiano. Ma Tonelli no, per Morcone non può andare a verificare le condizioni di lavoro dei suoi colleghi, diritto garantito dalla legge. Per cui riusciamo a vedere solo il cancello dell'hotspot.

«È uno squallido e inqualificabile gesto di ripicca - dice Tonelli - perché ho più volte criticato le sue politiche gestionali sull'immigrazione. Per cui gli faccio una domanda: non crede di aver fatto già abbastanza danni a questo Paese? Non vuol proprio lasciarla quella poltrona? Si dimetta o vada in pensione. Ne avremmo tutti grande giovamento».

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