Un vero e proprio inferno sulla Terra quello in cui era precipitata una 46enne pakistana residente a Bologna. La donna, infatti, da anni era costretta a subire violenze fisiche e psicologiche, spesso accompagnate da minacce di ogni tipo, dal marito e suo connazionale. Il tutto nel silenzio più totale. Forse per paura o forse per la volontà di non sfasciare la famiglia.
Ma il muro di omertà è crollato il 25 novembre scorso quando l'uomo l'ha picchiata per l'ennesima volta. A quel punto è intervenuto il figlio 18enne della coppia che, straziato dal dolore nel vedere la propria madre annientata nel corpo e nell’anima, l’ha convinta a denunciare tutto alla polizia.
Non si sa il motivo che ha scatenato la furia dell’uomo. Ma poco importa. Le violenze avvenivano per qualsiasi motivo. Così come è accaduto quel triste giorno di fine novembre. L’aggressivo marito aveva percosso la consorte ancora un volta e poi l’aveva chiusa a chiave in casa.
Il giovane aveva ritrovata la mamma dolorante e in lacrime stesa sul letto. La situazione non poteva continuare così. Il responsabile delle violenze doveva pagare. La vittima, fiaccata dai soprusi, ha ceduto e finalmente si è rivolta alla polizia. Dopo la denuncia sono subito scattate le indagini. La Procura, in applicazione del Codice rosso, ha chiesto e ottenuto dal gip la misura della custodia cautelare in carcere per l'uomo, un 41enne pakistano, con l'accusa di maltrattamenti in famiglia. Ad eseguire l'ordinanza sono stati i poliziotti del commissariato Santa Viola di Bologna.
La donna dopo il nuovo pestaggio è stata medicata in ospedale dove ha ricevuto sette giorni di prognosi. Qui, sentendosi per una volta al sicuro, ha raccontato il suo calvario. La 46enne ha raccontato anche che il marito le chiedeva continuamente soldi e che, per ottenerli, la costringeva a lavorare sempre di più.
Secondo dati aggiornati sulla violenza di genere in Italia diffusi dalla Polizia di Stato alla vigilia della giornata internazionale contro la violenza sulle donne ogni giorno in Italia sono 88 le vittime di atti di brutalità, una ogni 15 minuti. Senza distinzione di latitudine, l'aumento di vittime di reato di sesso femminile è lo stesso in Piemonte come in Sicilia.
Le donne che subiscono violenze e i loro aggressori appartengono a tutte le classi sociali e culturali e a tutti i ceti economici. Negli ultimi dieci anni, il numero di femminicidi non è calato ma è rimasto praticamente stabile.
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