Arrivano nuovi aggiornamenti circa le indagini condotte dagli inquirenti sugli incidenti scoppiati all'interno del carcere della Dozza di Bologna nelle giornate di lunedì 9 e martedì 10 marzo.
I due detenuti morti in quelle fasi concitate, stando a quanto riferito dalla stampa locale, sono due nordafricani, rispettivamente di 29 e di 35 anni. La causa del decesso non sarebbe, tuttavia, da ricercare in un coinvolgimento nella ressa che si è venuta a creare tra le pareti della struttura carceraria, bensì in un'overdose da farmaci.
In effetti i rivoltosi del padiglione della sezione giudiziaria, vale a dire quello destinato ad accogliere chi ancora si trova in attesa di condanna definitiva e coloro i quali invece ne hanno già subito una che non raggiunge i 5 anni di detenzione, hanno assaltato anche i tre ambulatori collocati proprio in quel settore.
Locali in cui si trovano conservati farmaci di ogni genere e di prima necessità, di cui i due magrebini hanno abusato dopo aver avuto libero accesso alle stanze. Un vero e proprio cocktail letale di medicinali, che ha causato la morte dei due extracomunitari. Un bilancio che sarebbe potuto essere ancora più pesante se, ad esempio, fosse stato disponibile anche il metadone, fortunatamente conservato in un'altra zona della struttura penitenziaria non interessata dalle rivolte, oltre che ben custodito sotto chiave.
I disordini hanno coinvolto la quasi totalità dei detenuti della Dozza di Bologna (circa 400 sui 900 complessivi), ad eccezione di quelli del reparto femminile, di quello penale e della sezione alta sorveglianza. Oltre ai due nordafricani morti, altri 3 ospiti della struttura sono finiti in ospedale a causa dell'inalazione di fumi tossici prodotti dall'incendio di materassi e suppellettili varie: oltre a questi altri sono stati assistiti direttamente sul posto, senza esser trasportati altrove. Sono invece due gli agenti della penitenziaria finiti al pronto soccorso, tra cui quello colpito con un estintore da un detenuto: altri poliziotti sono stati medicati sul posto dagli uomini del 118.
Durante le fasi di ripristino dell'ordine gli inquirenti sono riusciti a recuperare e sottoporre a sequestro il cellulare utilizzato da alcuni rivoltosi per riprendere le scene di danneggiamento della struttura poi diffuse su internet.
Inizialmente si era pensato che potesse trattarsi di un apparecchio elettronico sottratto ad uno degli agenti in servizio nel carcere. Contrariamente alle prime ipotesi, tuttavia, gli uomini della polizia penitenziaria hanno scoperto invece che il telefonino era stato introdotto illegalmente da uno dei detenuti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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