Attimi di paura al carcere di Brescia dove dei detenuti hanno aggredito gli agenti penitenziari al grido di “Allah Akbar”, Allah è grande. La violenza sarebbe scattata in seguito ad alcune richieste da parte di un carcerato, non esaudite dalle guardie. Davanti al rifiuto, l’uomo avrebbe quindi iniziato a dare di matto scaraventando per terra tutto ciò che trovava in cella, arrivando anche a minacciare gli agenti con il piede di un tavolino e delle lamette. Poco dopo un altro detenuto si è unito all’aggressione, scagliandosi anche lui contro il personale di polizia penitenziaria. Alla fine ad avere la peggio sono state due guardie che hanno avuto bisogno di essere trasferite al pronto soccorso dell’ospedale per essere medicate. Per entrambe una prognosi di cinque giorni.
La violenza nel carcere di Brescia
Come spiegato in una nota divulgata dalla Funzione pubblica Cgil Polizia penitenziaria è stato un detenuto magrebino, trasferito precedentemente dal carcere di Cremona per violenze, a rendersi responsabile di altri disordini, questa volta nella casa circondariale Nerio Fischione di Brescia. Il suo aiutante invece aveva già minacciato di morte i poliziotti ed era quindi stato allontanato, accogliendo la richiesta della direzione. Durante l’aggressione i due avrebbero pronunciato la frase ormai tristemente nota : “Allah Akbar”, Allah è grande, inneggiando all’Isis.
Due detenuti minacciano i poliziotti
Tutto sarebbe avvenuto nel primo pomeriggio di due giorni fa, quando un detenuto ha fatto richiesta pretestuosa, come si legge nella nota, “al personale di polizia di sigarette e di ogni genere di farmaci. Richieste che, evidentemente, non potevano essere assecondate dal personale”. Davanti al netto rifiuto si è quindi scagliato contro gli agenti tirando oggetti e minacciando con lamette. Poco dopo un altro detenuto, ritenuto molto pericoloso perché aveva già in precedenza minacciato di morte i poliziotti, ha deciso di affiancarlo nella rivolta. Due poliziotti sono finiti al pronto soccorso feriti. Per loro una prognosi di cinque giorni a causa delle lesioni avute durante la colluttazione. La Funzione pubblica Cgil Polizia penitenziaria ha fatto sapere che “pochi giorni orsono aveva scritto al ministro della Giustizia e al capo del dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria stigmatizzando il comportamento di uno dei due detenuti che in una precedente carcerazione aveva minacciato di morte dei poliziotti penitenziari”.
Il grido di aiuto
L’uomo nel novembre del 2017 era stato trasferito in un altra casa circondariale e poi scarcerato perché aveva scontato il periodo di reclusione. Arrestato nuovamente, era stato ricondotto al carcere di Nerio Fischione, creando non poca preoccupazione nei poliziotti già minacciati di morte e in tutto l’Istituto Penitenziario.
La nota si conclude con un grido di allarme: “Riteniamo che l'Amministrazione Centrale e Regionale non possa assistere passivamente a episodi del genere specie se è in serio rischio la vita medesima dei poliziotti, ragion per cui lanciamo un grido d' allarme nei confronti delle più alte cariche dell'Amministrazione penitenziaria se non allo stesso ministro della Giustizia affinché trasferiscano con la massima urgenza detenuti facinorosi ed estremamente pericolosi. Massima vicinanza e solidarietà ai poliziotti penitenziari feriti”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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