Giorni trascorsi agli arresti domiciliari pur essendo del tutto innocente. È la drammatica esperienza vissuta da Alessandro Faustini, imprenditore bresciano di 69 anni, fermato con le accuse di evasione fiscale, riciclaggio e indebite compensazioni.
"Non c'entro nulla, mi avete scambiato per un altro", sono state le parole dell’uomo ai poliziotti che martedì scorso sono piombati a casa sua per arrestarlo. Si sa, anche i colpevoli provano sempre a difendersi e a scaricare le colpe. Ma il caso di Faustini, volto noto nel settore delle cave, è ben diverso. Perché l’imprenditore aveva pienamente ragione. Il suo fermo, avvenuto nell’ambito dell'operazione "Evasione continua" che ha portato a 24 persone fermate e altre 104 indagate, è scaturito da uno scambio di persona: assistito dagli avvocati Vanni e Jacopo Barzellotti e Marco Cecconi, il 69enne durante l’interrogatorio di garanzia avvenuto ieri ha dimostrato la propria estraneità alle contestazioni.
L'indagine riguarda un giro d'affari illecito di 270 milioni di euro. L’altro Faustini avrebbe sottoscritto un conto in Croazia dando poi delega ad altre teste di legno di prelevare, in contanti, cifre consistenti che, secondo l'accusa, deriverebbero da altrettanti proventi illeciti.
L’errore
I dati anagrafici dell’imprenditore, infatti, sono stati confusi con quelli della persona titolare del conto, un muratore 35enne risultato suo omonimo, ora ricercato dalla magistratura lombarda. Tra i due Faustini, infatti, combaciavano la residenza ed il giorno di nascita ma non l’anno. E così il gip, preso atto dell’errore, ha revocato la misura. "Ma scusa, questo Faustini è un imprenditore?", si sente in una delle tante intercettazioni inserite nel fascicolo dell'operazione sul tavolo dei pm. "No, no - risponde un altro intercettato - è un ragazzo giovane, fa il muratore".
In pratica l'omonima ha tratto in inganno anche altre persone implicate nella vicenda ma loro hanno chiarito subito il dubbio. Come riporta Libero in questa triste vicenda giudiziaria che ha coinvolto un uomo innocente vi è anche di più. A Faustini era stato contestato di aver aperto un conto corrente in Croazia: ma, ecco la sorpresa, una comunicazione dell'autorità giudiziaria e bancaria del Paese della ex Jugoslavia evidenzia che le date di nascita non combaciano.
"Mai fatto quel viaggio", aveva spiegato l'imprenditore fin dal primo momento. Ulteriore prova dell’estraneità ai fatti contestati dell’imprenditore arriva pure dall'incartamento italiano: il certificato penale del Faustini "giusto" permette di identificarlo e di annullare, definitivamente, il provvedimento di custodia cautelare.
Le parole di Faustini
"Sono libero, si è trattato solo di cinque giorni, per fortuna, ma non è stato facile. Per due notti non ho chiuso occhio, non riuscivo proprio a capacitarmene", sono state le prime parole di Faustini raccolte da Il Giornale di Brescia. La paura di doversi difendere da un’accusa ingiusta deve essere un qualcosa di terrificante, spiazzante ed inenarrabile. Per fortuna la sua vicenda si è conclusa senza ulteriori problemi.
Faustini mentre usciva dall'interrogatorio di garanzia davanti al gip Carlo Bianchetti (colui che ha firmato l'ordinanza di custodia) è apparso provato ma non ha voluto polemizzare. "Io non c’entravo nulla", ha detto l’imprenditore lasciando il Tribunale. La moglie, che gli era vicino, ha annuito spiegando: "Sì, è stata comunque dura". I coniugi erano ben consci che la storia era solo un equivoco ma non sapevano "in quanto tempo saremmo riusciti a dimostrarlo". "Per fortuna- ha continuato Faustini- non sono stato trattato come un delinquente, anzi con estrema gentilezza da chi si è presentato a casa mia per notificarmi l'ordinanza di custodia cautelare. Non conoscono nessuna delle persone con le quali ero indagato.
Alla fine la verità era tra le carte". Una signorilità da ammirare. In questa triste storia resta, però, la macchia per un errore giudiziario che poteva sconvolgere la vita di un innocente e quella dei suoi familiari.
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