Un foglio bianco chiuso. Dentro, al centro, la foto di Stefano Cucchi dopo l'autopsia e sotto una minaccia forte e chiara: "Altri nove ne devono morire di carabinieri". Una frase scritta al computer, ma a penna l'indirizzo del destinatario sulla busta di spedizione.
È accaduto a Brindisi. La lettera è stata recapitata con posta ordinaria alla caserma dei carabinieri del quartiere Casale.
La missiva è stata affrancata a Bari. Ora è posta sotto sequestro e inviata al reparto investigazioni scientifiche per le analisi del caso.
La notizia da Brindisi è stata trasmessa ai comandi territoriali limitrofi dell'Arma. Si pensa che la lettera sia stata mandata da un mitomane, come si legge su "lecceprima.it". Sono in corso, però, le indagini per risalire al responsabile della missiva. Perché è accaduto proprio a Brindisi? Non dimentichiamo che è la città originaria di Francesco Tedesco, il vicebrigadiere imputato nel processo sulla morte di Stefano Cucchi avvenuta il 22 ottobre 2009 a Roma mentre era sottoposto a custodia cautelare nella caserma dei carabinieri della Casilina.
Tedesco ha deciso di dire tutta la verità dopo nove lunghi anni. E forse i "nove carabinieri" cui fa riferimento la lettera minatoria sono in riferimento ai nove anni di omertà sulla morte di Cucchi.
"Esprimo tutta la mia solidarietà all'Arma dei carabinieri. Troppo facile ed evidente.
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