«Non conta chi vota, conta chi conta i voti», recita un vecchio adagio di Stalin. Non siamo nella Pennsylvania di Donald Trump ma nella Pencil city di Reggio Calabria, la città delle matite «magiche». Voti gonfiati, verbali con vistose cancellature come Il Giornale ha potuto verificare, elettori fantasma o morti, anziani over 80 che avrebbero votato senza mai uscire di casa, registri in bianco, consensi aggiunti o tolti senza logica e senza rispetto della volontà popolare. E ancora sgherri dei partiti davanti ai seggi per inquinare il voto, presidenti di seggio e scrutatori pescati senza criteri, netturbini rappresentanti di lista e raccolta dei rifiuti paralizzata, diffusione di dati ingannevoli che hanno portato a esclusioni eccellenti in Consiglio comunale, tutti - casualmente - nelle file dell'opposizione.
Troppe le irregolarità su cui i pm, coordinati dal procuratore Giovanni Bombardieri e dall'aggiunto Gerardo Dominijanni, stanno indagando. Già interrogati alcuni dipendenti della Hermes Servizi Metropolitani srl, la società di riscossione del Comune, che nei giorni del voto hanno lavorato nell'ufficio elettorale del Comune per curare «l'ambito informatico» e i «flussi dei dati» tra Comune e prefettura, come riportava ieri l'edizione reggina della Gazzetta del Sud.
Di stranezze a urne aperte aveva parlato anche il mass mediologo Klaus Davi, che forte di un 5% personale e di un 3% come voto di lista si è visto prima proclamare consigliere poi inspiegabilmente depennare dal Consiglio comunale per 60 voti (contro circa 300 voti annullati), colpa una interpretazione della Commissione elettorale che, parola di Davi, «ha veicolato per settimane comunicati con risultati incredibilmente rivelatisi inattendibili per poi smentire tragicomicamente se stessa». Il giornalista aveva persino documentato che alcuni cittadini davanti alle telecamere avevano svelato di aver ricevuto un'offerta in soldi in cambio di voti. «Queste elezioni sono inquinate da una cialtroneria organizzativa del Comune, da sciatteria, superficialità e miopia della commissione elettorale», commenta ancora Davi, che chiede di annullare il voto e restituire la parola agli elettori. Tra l'altro su una degli oppositori al centrosinistra, Angela Marcianò, votata dal 15% degli elettori, è scattata la scure della legge Severino per una condanna a un processo che vede alla sbarra anche il sindaco rieletto di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà. Il quale, comunque vada, cadrebbe in piedi.
Ha vinto un concorso al Comune di Milano, 135esimo su 201 posti di impiegato Area C «istruttore per i servizi amministrativi-contabili», con gli orali superati a un pugno di giorni dalla rielezione. Alla faccia dell'appello ai suoi elettori a non emigrare...
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