C'è la soglia dei 30mila casi: ecco cosa può succedere ora

Diverse le ipotesi sul tavolo degli esperti. Tra queste, un lockdown nazionale se si dovessero raggiungere i 30mila contagi giornalieri. Ma nel governo non tutti sono d’accordo sulla nuova stretta

C'è la soglia dei 30mila casi: ecco cosa può succedere ora

Marzo sarà un mese cruciale nella battaglia contro il coronavirus. Mentre la campagna di vaccinazione prosegue, seppur più lentamente del previsto, il governo è al lavoro per decidere le misure da adottare per le prossime settimane al fine di cercare di arginare la cosiddetta terza ondata. Due sono le opzioni principali sul tavolo degli esperti: fare dell’Italia una unica zona rossa oppure imporre restrizioni dure solo in alcuni giorni della settimana. Il Cts, ad esempio, ha proposto weekend rossi come a Natale e inasprimento delle misure per tutte le zone. "È la direzione giusta ma va intrapresa con urgenza. La settimana prossima sarà cruciale: se il contagio supererà i 30mila casi al giorno bisognerà chiudere tutto", ha commentato in un'intervista a la Stampa Andrea Crisanti, professore ordinario di microbiologia a Padova.

Quest’ultimo ha spiegato che in Inghilterra "misure simili sono state sufficienti ma è molto importante che vengano seguite da tutti". Ma bisogna agire velocemente. Lo stesso Crisanti ha poi ricordato come da mesi chiede interventi duri al fine di contenere la variante inglese "ma non mi hanno dato retta. Avremmo evitato tanti morti e questo mi rattrista".

Il governo ora pare intenzionato ad agire in fretta. A preoccupare sono l’andamento della curva dei contagi ed il numero di ospedalizzazioni e di posti occupati in terapia intensiva. Se venerdì, giorno del monitoraggio settimanale, i casi di contagio dovessero superare i 30mila, allora una nuova stretta sarà quasi automatica. Oltre quella soglia, infatti, l’esecutivo potrebbe colorare tutta Italia di arancione scuro nei giorni feriali (tutte le scuole di ogni ordine e grado chiuse così come sbarrate saranno le porte di bar e ristoranti) e sicuramente di rosso nei fine settimana.

La soglia dei 30mila contagi in un giorno è, quindi, considerata un po’ come la linea di confine tra le attuali misure e la nuova e tanto temuta stretta. Si teme, infatti che oltre quella cifra gli ospedali possano andare in sofferenza e le terapie intensive saturarsi. Nei giorni scorsi è stato lo stesso Mario Draghi ad annunciare che davanti al peggioramento dell’emergenza, "il governo farà la sua parte, servono scelte meditate ma rapide".

Le posizioni nella maggioranza

Nessuno parla apertamente di nuovo lockdown con 30mila contagi al giorno ma il senso è quello se si dovesse istituire una zona rossa o arancione rafforzata su tutto il territorio nazionale. Insomma, cambia il termine ma non la sostanza. L’ipotesi di una chiusura sullo stile del marzo 2020, però, fa crescere la tensione nella maggioranza. L’ala rigorista del governo spinge per misure più restrittive in tutta Italia almeno per tre settimane, in modo da frenare i contagi. Una posizione supportata dall’Ordine dei medici. "Servono più zone rosse, le altre non servono. Pensiamo che le zone gialle o le zone arancioni mantengano un plateau, non risolvono, non abbassano la curva come vorremmo. Funzionano invece le zone rosse. Al governo diciamo meglio misure molto dure per un breve periodo che misure più leggere e prolungate", ha dichiarato all’Adnkronos il presidente Filippo Anelli.

Contrari alla nuova stretta sarebbero Lega, Forza Italia e Italia viva. "Sono totalmente e fermamente contrario all’ipotesi di una chiusura generalizzata che oltre a essere dannosissima dopo un anno di paralisi economica, sociale e culturale del Paese oggi credo non farebbe bene né al contenimento della pandemia né a un Paese ridotto allo stremo", ha affermato il governatore della Liguria Giovanni Toti. Un netto "no" a nuove misure dure arriva anche dal senatore 5s e sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri, che ad Agorà su Rai Tre ha spiegato che "un lockdown per tutta l'Italia per 4 settimane in questo momento io non lo vedo utile". Per il parlamentare è "sicuramente è necessario" invece "rafforzare le restrizioni in alcune aree del Paese dove le varianti" di Sars-CoV-2 "circolano di più e dove vi è pressione sui reparti ospedalieri".

Anche Gino Sciotto, presidente nazionale della Federazione autonoma piccole imprese (Fapi),si è espresso contro l’inasprimento delle misure: "Chiudere nuovamente nel fine settimana bar, ristoranti e negozi in tutto il Paese avrà come unico effetto far aumentare la crisi economica e sociale, ma non farà diminuire il numero dei contagi. Non ci convince organizzare nuove forme di lockdown mentre si procede a passo di lumaca con le vaccinazioni". "Serve- ha aggiunto- una visione diversa nella gestione dell'emergenza sanitaria che non penalizzi le partite iva, le uniche a pagare il caro prezzo della pandemia da oltre un anno".

Le possibili misure

Tuttavia sono allo studio opzioni alternative al lockdown in caso di raggiungimento di 30mila contagi giornalieri. Non è da escludere che la nuova stretta, che ormai pare certa, sia composta da un mix di ulteriori restrizioni più moderate a livello nazionale e altre più dure per la definizione delle zone rosse. L’ipotesi è quella di rivedere le norme valide nelle zone arancioni e arancioni scure, nelle quali potrebbero essere chiusi i negozi. Così come si starebbe valutando di anticipare di qualche ora il coprifuoco in tutta Italia. Un lockdown di fatto. Le difficili decisioni, anche in base alle indicazioni del Cts, saranno prese nelle prossime ore.

La speranza di tutti è che nel prossimo trimestre, con l’arrivo di milioni di dosi di vaccini, l’incubo coronavirus possa terminare. Ma servirà un grande sforzo per attuare la campagna di vaccinazione su tutto il territorio nazionale.

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