La Commissione europea ha ritirato il decalogo che vuole dettare le parole corrette, eliminare riferimenti alla religione e al genere, fare sparire persino il semplice «Signore e signori». I burocrati della lingua, che la Storia ha insegnato essere i più pericolosi, hanno accettato di fare un passo indietro. Riscriveranno un documento ambiguo che pretendendo di garantire «il diritto di ogni persona ad essere trattata in maniera uguale» finisce per negare la possibilità di ognuno a manifestare la propria diversità. Quando l'ossessione per l'inclusione si trasforma in una miope cancellazione.
Una battaglia è vinta, ma la guerra è ancora lunga. Dobbiamo saperlo. Non sarà facile preservare le tradizioni, poter dire «padre» e «madre» al posto di «genitore 1» e «genitore 2», salvaguardare il Natale o continuare a scrivere senza asterischi. Visti i tempi, la tutela delle supposte minoranze potrebbe alla fine travolgere la maggioranza. Dio non voglia. Ammesso che si possa usare la parola «Dio».
L'onda lunga del «parlare corretto», l'incubo della discriminazione e la volontà di uniformare gusti e tendenze sono fenomeni violenti che si alimentano di fanatismo e stupidità, che oggi abbondano. Per fortuna però gli europei (che non sono esattamente i «cittadini della Comunità europea») hanno un vantaggio rispetto al mondo anglosassone, Stati Uniti in primis, dove il combinato disposto politically correct, cancel culture, ideologia Woke e #MeToo ha scatenato una crociata di cui non si riesce a vedere la fine. Noi europei, e noi italiani in particolare, siamo più cauti e disincantati. Mediamente i nostri conservatori sono meno rigidi dei repubblicani e i progressisti meno intolleranti dei liberal. È probabile che proprio la millenaria tradizione giudaico-cristiana alla fine ci salvi dai peggiori estremismi. Educati a rispettare le giuste differenze, eviteremo di distruggere la persona in nome dell'Ideologia.
La speranza, come sempre, sono i giovani. E la paura semmai è che proprio i ragazzi, intesi come ragazzi e ragazze, siano invece i più deboli di fronte a quanti, volendo includere a tutti i costi, finiscono col generare le peggiori discriminazioni. La chiamano «generazione snowflake», «fiocco di neve», e sono i giovani, nati fra gli anni '90 e i Duemila, troppo fragili e sensibili davanti alle durezze del mondo per accettare critiche e difendere valori, principi e radici.
Così spaventati di offendere qualcuno, che non parlano più di niente. Non leggono i libri scorretti, non vedono i film scandalosi, non guardano i quadri spudorati. Così rischiano di sciogliersi nel peggiore dei mondi omologati. No ragazzi: non siate neutrali. Non è il momento.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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