"La decisa presa di posizione di Saviano in favore della legalizzazione della droga, nonostante la sua schizofrenica parte recitata di quello che si batte contro il traffico di stupefacenti, è cosa ben nota e non ci sorprende più". La polizia attacca Roberto Saviano, dopo le sue ultime uscite sulla vicenda di Lavagna, dove un ragazzo si è suicidato dopo essere stato scoperto dalla Guardia di Finanza con alcuni grammi di droga in casa. L'autore di Gomorra anche oggi ha spiegato la sua posizione contro il proibizionismo, sostenendo che se la cannabis fosse stata legale oggi quel 16enne non si sarebbe ucciso.
Non ci sta Franco Maccari, segretario generale del Coisp, sindacato indipendente di polizia: "Abbiamo già più volte letto e contestato anche le deboli motivazioni formali su cui lui la basa. Ma certamente sconcerta, adesso, il suo intervento tutto politico in cui si spinge a strumentalizzare addirittura morti e suicidi per promuoverla. Secondo l'erudita analisi di Saviano il giovane di Lavagna si è ucciso a causa del fatto di essere stato trovato in possesso di droga, non è giusto, allora legalizziamola! Purtroppo ci sono ragazzi che si suicidano per tanti altri motivi. C'è chi si uccide a causa dei brutti voti, allora meglio abolire la scuola. C'è chi si uccide a causa di cose che accadono in Rete e lo coinvolgono, allora meglio abolire Internet. E potremmo continuare a lungo. Un delirio".
Nei suoi due articoli Saviano aveva anche criticato la scelta della Guardia di Finanza di fare irruzione nella casa del giovane e perquisirne la cameretta. Eppure a chiamare le forze dell'ordine era stata proprio la madre, quella mamma che al funerale non ha avuto timore a condannare chi - come Saviano - vuol far credere ai ragazzi che fumarsi una canna è "normale". Secondo Maccari le tesi di Saviano sono un "subdolo riferimento alla 'colpa' delle forze dell'ordine, considerazioni che rasentano il criminale e risultano diffamatorie. La celebrità - attacca il segretario generale del Coisp - sta dando pesantemente alla testa a una persona che dovrebbe tentare di ritornare alla realtà, smettendola di fare il guru sotto la luce dei riflettori dove si crogiola al sicuro blindato dalla sua scorta, (garantita da quegli sconsiderati delle forze di polizia) ritrovando un briciolo di senso di responsabilità".
"Le deliranti, offensive e soprattutto infondate parole di Saviano si commentano da sé - tuona Maccari -. Il giovane di Lavagna non l'hanno spinto al suicidio gli uomini della guardia di finanza che hanno fatto il loro lavoro nel rispetto assoluto di quella legge che sembra contare tanto poco per il nostro scrittore rivoluzionario, e non certo perché è comodo perseguire i singoli che violano le norme".
Infine l'affondo sull'hobby di Saviano, abituato a criticare ma che forse non conosce la complessità del lavoro delle forze dell'ordine. "Dare giudizi sommari che tanto contesta agli altri in realtà riesce molto facile a Saviano - attacca Maccari - Facile, comodo, frutto quanto mai di incompetenza e calcolo. Esattamente ciò che il genio dell'analisi della criminalità contesta alle forze dell'ordine e allo Stato. Saviano invece di insistere con tali becere corbellerie, si dedichi al suo lavoro, che è e resta scrivere libri.
Mentre noi ci dedichiamo al nostro che è combattere su tutti i fronti l'illegalità, anche e soprattutto sul fronte della lotta in tema di droga cui dedichiamo giorni e notti insonni lontano dalle telecamere e dai cachet milionari, anche se questo può voler dire a volte lavoro di mesi o anni che va a vuoto mai per nostra responsabilità, ma piuttosto per altre componenti di un sistema che partendo anche dalle apparentemente innocue valutazioni di Saviano in tema di legalizzazione, alla fine per principio tutto finisce per tollerare, per ammorbidire, per annacquare".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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