Caporalato, migranti che sfruttano migranti: pioggia di arresti in Calabria

La Procura di Palmi mette a segno un blitz contro i negrieri della Piana di Gioia Tauro. Coinvolti 18 extracomunitari e 11 proprietari terrieri. I lavoratori guadagnavano un euro per ogni cassetta di frutta. Accertato anche lo sfruttamento della prostituzione. Il procuratore: “Mancano scelte politiche”

Caporalato, migranti che sfruttano migranti: pioggia di arresti in Calabria

Migranti che sfruttano altri migranti, con la complicità di imprenditori agricoli senza scrupoli. La Procura di Palmi ha messo a segno un blitz anticaporalato che ha portato all'iscrizione nel registro degli indagati di 29 persone, di cui 13 finiti in carcere e altri 7 agli arresti domiciliari. Disposti anche tre obblighi di dimora e due obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria. Ben 18 indagati sono extracomunitari di origine africana, diventati aguzzini dei lavoratori stranieri impiegati nei campi della Piana di Gioia Tauro. I reati contestati sono intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, oltre allo sfruttamento e al favoreggiamento della prostituzione.

L'inchiesta 'Euno' – dal nome dello schiavo siciliano che, nel 136 a.C., guidò la prima rivolta contro un possidente terriero – prende le mosse dalla denuncia di un giovane senegalese stanco di subire vessazioni e minacce. Il 26enne ha fatto i nomi dei suoi aguzzini, i caporali africani e gli 11 proprietari per cui lavoravano, 7 dei quali finiti ai domiciliari. Sequestrate anche tre aziende e 18 beni mobili, per un valore superiore al milione di euro.

La nuova operazione dimostra che, a dieci anni dalla rivolta dei braccianti di Rosarno, avvenuta il 7 gennaio del 2010, le condizioni di vita degli extracomunitari impiegati nella raccolta degli agrumi non sono affatto cambiate.

Le indagini dei carabinieri hanno permesso di accertare come, durante la stagione 2018-2019, i caporali reclutassero manodopera straniera irregolare da fornire alle aziende che operavano nel settore agrumicolo. Lo sfruttamento iniziava alle 5 del mattino, quando i negrieri della Piana caricavano a bordo di minivan i braccianti radunati in diversi punti di raccolta, tra cui la baraccopoli di San Ferdinando e il campo container di Rosarno.

Gli operai venivano poi trasportati in condizioni di estremo disagio nei diversi fondi agricoli sparsi su tutta la Piana di Gioia. Il loro lavoro consisteva nel raccogliere mandarini e arance sette giorni su sette, festivi compresi, per 10-12 ore consecutive, con pause contingentate e senza alcun dispositivo di sicurezza a tutela della loro salute.
I militari hanno scoperto che ogni bracciante riceveva un euro per ogni cassetta di frutta raccolta. In ogni caso, il compenso non poteva mai superare i 2-3 euro all'ora.

Nei minivan, omologati per 9 passeggeri, i caporali riuscivano a caricare fino a 15 persone, tutte costrette a trovare posto su sedili fatti di tavole di legno, sacchi di plastica, pneumatici usati e cassette. In alcuni casi, i carabinieri hanno sorpreso lavoratori che erano stati costretti a rannicchiarsi nei bagagliai delle auto.

L'inchiesta ha anche permesso di documentare un giro di spaccio di marijuana ma, soprattutto, di rilevare il racket della prostituzione gestito da un liberiano, che prelevava donne di nazionalità nigeriana da Rosarno e le conduceva nella baraccopoli e nel campo container, dove erano poi costrette a prostituirsi e a cedere una parte del ricavato al loro sfruttatore.

L'operazione, commenta il procuratore di Palmi, Ottavio Sferlazza, "ha posto fine a un fenomeno terribile di sfruttamento. Rimane però l'amarezza di dovere prendere atto ancora una volta della funzione supplente che la magistratura svolge e registriamo l'assenza di scelte politiche che dovrebbero risolvere e prevenire questi fenomeni assicurando a questa gente condizioni di vita dignitose che potrebbero esporli a minori pericoli".


"A distanza di anni, dopo i morti che ci sono stati nelle varie tendopoli e baraccopoli per gli incendi a tutti noti – dice ancora il magistrato –, purtroppo dobbiamo registrare che questo fenomeno di sfruttamento continua, sicuramente alimentato e favorito dalla situazione di degrado in cui questa gente continua a vivere ormai da anni".

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