Si alla comunione ai divorziati risposati, ma solo se casti. A dirlo, in vista del Sinodo di ottobre sulla famiglia, è il cardinale Ennio Antonelli, che definisce "perfettibile" la prassi vigente attualmente che nega l'eucarestia a chi è unito in seconde nozze.
Nel libro "Crisi del matrimonio ed eucarestia" (Edito da Ares), l’ex presidente del Pontificio Consiglio della Famiglia ed ex arcivescovo di Firenze sostiene che la concessione della comunione ai divorziati risposati si può anche prendere in considerazione, ma solo in situazioni particolari e alla condizione specifica della"perfetta continenza sessuale", o almeno l’impegno "a vivere come fratello e sorella".
"È possibile che i conviventi soggettivamente non siano pienamente responsabili - sottolinea il porporato - a motivo dei condizionamenti esistenziali e culturali, psichici e sociali". È possibile perfino "che siano in grazia di Dio e abbiano le disposizioni interiori necessarie per ricevere l’Eucaristia". Tutto questo però "non si può presumere; deve essere verificato con un attento discernimento secondo la legge della gradualità". Insomma, "bisogna discernere se i conviventi sono davvero decisi a salire verso la vetta della montagna, che per essi è la perfetta continenza sessuale".
6080007553101px; line-height: 1.538em;">E "solo se c’è questo impegno sincero di conversione, eventuali passi falsi, eventuali ricadute nei rapporti sessuali possono comportare una responsabilità attenuata".
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