È un Doge in assetto di guerra. Il «dossier Veneto» fa sbandare il centrodestra. Il governatore uscente Luca Zaia riunisce la stampa a Palazzo Balbi, nella città di Venezia, per stoppare l'opa di Giorgia Meloni sul Veneto. Dal fronte Fdi risponde Luca De Carlo, plenipotenziario della premier in Veneto: «Spiace che Zaia abbia personalizzato il tema del terzo mandato. La norma che lo disciplina esiste da tempo e non riguarda singoli casi specifici. Non è mai una buona idea adeguare le leggi alle esigenze contingenti. Il centrodestra si farà trovare pronto all'appuntamento scegliendo, come è accaduto in passato, il miglior profilo in grado di rappresentare i veneti, tenendo anche conto del consenso che le diverse forze politiche raccolgono tra i cittadini».
Stavolta, il serafico Zaia, il volto moderato del Carroccio, indossa i panni del Capitano per schierare le truppe in difesa dalla regione: «Veneto First». E poi: «Se ci fosse lo sblocco dei mandati mi ricandiderei. Io non sto facendo alcuna battaglia sul terzo mandato ma l'aspetto più importante è quello dei veneti. Non ci siamo mai trovati di fronte a una chiamata del popolo come questa. E nessuno risponde al popolo». Ai tavoli romani del centrodestra Zaia manda un avvertimento: «Vedremo l'evoluzione della situazione, ne ho già fatte di corse in solitaria». Mettendo sul tavolo un precedente: nel 2002, a Treviso, sbaragliò da solo centrodestra e Pd. In ogni caso, Zaia rassicura: «La lettura non è Zaia vuole correre da solo, la lettura è avete 10 mesi di tempo per trovare una soluzione. Sono certo che alla fine prevarrà il buon senso anche perché ci sono tutti i presupposti per una fibrillazione che rischia di diventare pericolosa. Potrebbe accadere di tutto». Non risparmia una frecciatina al presidente del Consiglio Giorgia Meloni: «Ha detto che non c'è condivisione sul terzo mandato, nella maggioranza. Non ho nulla da obiettare. Ma non ho ben capito se questa è una regola per tutte le altre cose che devono decidere o solo per il terzo mandato. Se questa è una regola va rispettata. E quindi immagino che per tutto quello in cui non c'è o non ci sarà condivisione non passa nulla». E si infervora con i parlamentari di Forza Italia: «Il blocco al terzo mandato è un'anomalia tutta nostra e che riguarda un centinaio di sindaci e alcuni governatori, compreso il sottoscritto. La motivazione è: così si evita che si creino dei centri di potere. Trovo assurdo e inaccettabile che si utilizzi questa motivazione dei centri di potere, ma ancora peggio che tali osservazioni arrivino da gente che è 30 anni che sta in Parlamento». Il tema non è solo il tris per Zaia ma soprattutto la rivendicazione di poter scegliere un leghista per la successione. Si fa il nome del sindaco di Treviso Mario Conte. E qui il Doge è netto: «È comprensibile che ogni partito, avvicinandosi le elezioni, accampi dei desiderata. Piuttosto è da capire quale sarà il punto di caduta, nel senso che noi della Lega abbiamo dimostrato in questi anni di aver governato bene questa regione. Altrimenti qualcuno dica che non è stata governata bene, ma allora vuol dire che le strade si separano». Il governatore chiede sintesi e rispetto, e non chiude all'ipotesi di correre come sindaco di Venezia. Una linea che in casa Lega raccoglie l'assist di Riccardo Molinari, capogruppo alla Camera: «Noi vorremmo che Luca Zaia potesse continuare.
Se non si cambierà la norma bisognerà capire quale partito dovrà indicare il presidente del Veneto. La posizione della Lega è che in una coalizione bisogna tenere conto non soltanto dei voti, ma anche delle specificità dei partiti».
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