Se è vero che lo sport è una metafora della vita, le Olimpiadi di Parigi lo sono della nostra epoca. Tutto ciò che è woke, green e inclusivo splendente all'apparenza alla lunga si rivela per quello che è. Falso. E non sono passati neppure sei mesi.
Hanno provato a farci credere che la cerimonia di apertura fosse una citazione di un rito dionisiaco. Ma quegli apostoli-trans erano così sospetti... Poi ci hanno assicurato che le acque della Senna fossero limpide. I nuotatori, rimettendo l'anima, hanno svelato l'inganno. Ci hanno anche spiegato che un pugile maschio può percepirsi femmina, e non c'è nulla di male. Tranne che per la donna che lo affronta. Hanno magnificato il villaggio olimpico coi letti di cartone riciclabile e le camere senza aria condizionata: molto sostenibile dall'ambiente. Meno dagli atleti. E persino le medaglie sono meglio senza antiossidanti che inquinano. E infatti ieri si è saputo che cento atleti le hanno restituite perché completamente rovinate. Quelle d'oro sono d'argento rivestite d'oro. E quelle di bronzo sono un mix di rame, zinco e stagno. Quel che resta di una Olimpiade...
Le hanno bagnate nella Senna? Sono di un metallo ma si percepiscono di un altro? O sono medaglie fluide?
I Giochi di Parigi i più ideologizzati della storia dopo Berlino '36 dovevano
celebrare il trionfo del macro-wokismo. Invece il woke perde smalto. E Macron è già arrugginito. Succede quando si tenta di ricoprire l'ineluttabile realtà delle cose con una passata d'oro falso.E non stiamo parlando di medaglie.
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