In questo periodo di continui attacchi al cuore dell'Europa, le istituzioni europee non irescono a rispondere in modo forte e concreto alla minaccia jihadista. E così, come sottolinea Carlo Jean, ex generale di corpo d'armata e presidente del Cenrto studi di geopolitica economica, in un'intervista al Giorno, "serve un'azione netta e diretta. Il dialogo interreligioso è certamente politically correct, ma la sua efficienza mi pare molto ridotta". "All’interno del mondo islamico – argomenta – i radicalizzati sono una percentuale minima e i morti sono molto più numerosi dei caduti in Occidente. A differenza di al Qaeda, l’Isis vuole imporre la sharia fondando una specie di protostato. Ha bisogno di soldi e di territorio? Bene, colpiamolo. Esistono due tesi in proposito. La prima, quella di Olivier Roy, è che la radicalizzazione precede l’islamizzazione. Gilles Kepel è dell’avviso opposto. Questa linea è condivisa dal presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi. Nel suo discorso alla facoltà teologica al Azhar del Cairo ha proposto una rilettura dei testi sacri per consentire un’interpretazione più moderna degli scritti fondamentali (Il Corano e gli hadith, i detti) ispirata alla separazione della religione dalla politica".
Infine proprone una soluzione drastica: "L’Isis rivendica un attentato? Mandagli mille bombardieri. La prima volta li prenderanno come un aiuto di Allah per chi spinge per la radicalizzazione, alla seconda ci penseranno due volte. Di solito i generali hanno meno voglia di morire dei soldati semplici".
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