Carnevale, proteste a Napoli per festa a tema clochard

Lo scorso 27 febbraio la discoteca "La Mela" ha organizzato una serata in maschera che ha suscitato polemiche e critiche. Il proprietario: "Non volevamo offendere"

Carnevale, proteste a Napoli per festa a tema clochard

Guanti rotti, pantaloni stracciati, fuliggine sul viso e cappellini di lana in testa. Più cartelloni con richieste di elemosina. Così si sono presentati i ragazzi alla festa di carnevale organizzata da "La Mela", discoteca di Napoli, a tema clochard.

La festa in maschera è però stata duramente criticata dall'opinione pubblica napoletana, che ha parlato di pessimo gusto e poco tatto usato per promulgare una serata che scimmiotta un tema molto importante, quello del disagio sociale nelle città italiane. Le prime critiche sono arrivate dalla trasmissione "Radiazza" di Radio Marte, dove Emilio Borrelli e lo speaker Gianni Simioli hanno commentato "I primi a protestare sono stati gli abitanti del quartiere che hanno creduto di essere stati invasi dai clochard… e invece erano i loro figli mascherati", ripresi poi da WakeUpNews.eu.

La notizia è stata subito ripresa dai social networks e su internet non si sono risparmiati i commenti taglienti di chi sa come la gente di strada spesso viva in condizioni pietose, e non ritiene giusto scherzare su qualcosa di così delicato. "Il punto è che era un tema di cattivo gusto esattamente come lo sarebbe quello sui disoccupati. Non si organizza divertimento su temi che riguardano sofferenza, soprattutto se è quella altrui" si legge su Facebook, assieme ad un altra caterva di commenti che hanno riempito la pagina del locale.

Nel frattempo il patron della discoteca si è affrettato a precisare la sua posizione, spiegando come "il tema voleva richiamare concetti più ampi come già in campo letterario è successo… del resto il clochard è talvolta anche uno stile di vita adottato per scelta e non per necessità. Tuttavia - ha continuato - non era certamente nostra intenzione mancare di rispetto a chi soffre ed è meno fortunato di noi. Se questo è successo ce ne scusiamo e presto organizzeremo un evento per fornire aiuto ai senzatetto". Quest'ultima dichiarazione ha suscitato ulteriori polemiche: molti hanno accusato il proprietario di aver solo peggiorato la situazione. "Un evento per i senzatetto? Chiamiamola con il suo nome: elemosina di infimo livello. Siete la schiuma dei locali e credo che dovreste solo vergognarvi e chiedere scusa per quello che avete fatto, visto che per quello che siete ormai non c’è rimedio", si legge sul social, dove la rabbia e il disgusto la fanno da padroni.

Enrica Morlicchio, professoressa di Sociologia della disuguaglianza presso l’Università Federico II di Napoli, ha detto la sua sulla faccenda: "Quello che è successo sembra l’indizio di una incapacità di empatia con le persone più vulnerabili, che diventano quasi semplicemente delle figure folkloriche nel senso negativo del termine. Figure da interpretare a Carnevale come una forma di provocazione o peggio ancora come una moda. È un segnale della perdita della capacità di solidarietà tra i ragazzi, in parte dovuta forse anche a un calo di attenzione degli insegnanti rispetto a questo problema, in parte anche ai modelli imposti attraverso i mass media.

Una volta - conclude - si andava a scuola anche per imparare la solidarietà verso chi aveva meno risorse economiche o una disabilità, oggi purtroppo sempre più spesso la scuola anche è il luogo in cui si esercita la propria superiorità verso chi è più debole".

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