"I tagli sono inutili senza programmazione"

Il fondatore di Simbiosi e membro del cda di Snam davanti alla crisi energetica non sventola bandiera bianca ma critica le scelte fatte fino ad oggi e rilancia la necessità di una vera programmazione per rendere il paese autonomo

Piero Manzoni è fondatore di Simbiosi e membro del Cda di Snam
Piero Manzoni è fondatore di Simbiosi e membro del Cda di Snam

Nell’ambiente delle aziende energivore è conosciuto come “l’eco manager” capace di ottimizzare la natura e rendere le aziende sostenibili. Piero Manzoni è fondatore di Simbiosi e membro del Cda di Snam. Davanti alla crisi energetica però non sventola bandiera bianca: il manager critica le scelte fatte fino ad oggi e rilancia la necessità di una vera programmazione per rendere il Paese autonomo.

Lo studio degli ecosistemi per ottimizzare le risorse come potranno incidere sul futuro del sistema energetico e i suoi costi?
“Sui terreni di proprietà della famiglia del Premio Nobel per la Fisica Giulio Natta sono nate una serie di soluzioni che utilizzano i concetti dell'economia circolare, osservando e studiando l'efficienza degli ecosistemi naturali per replicare quanto fa la natura nell'ottimizzazione dell'uso delle risorse a servizio dell'industria. Qui vengono sviluppate soluzioni per il recupero degli elementi nutritivi dagli scarti e per la riduzione delle emissioni di CO2 e dei consumi energetici. Ma anche tecnologie per la misurazione della decarbonizzazione nei processi produttivi”.

Una visione e una programmazione che evidentemente è mancata all'Italia?
“È mancata la storia di programmazione industriale che in campo energetico, così come lo è in ambito ambientale, deve essere una storia pluriennale. Si deve pensare a trent'anni: bisognerebbe fare una politica in divenire per le generazioni future. Per fare delle centrali nucleari nuove non bastano pochi giorni. Nel 2030 nel piano di sviluppo energetico dovremmo avere 85 giga nuovi di energie rinnovabili. Come dire che per i prossimi anni dovremmo costruire 10 giga invece di uno così come fatto nel passato. E' un piano velleitario senza una vera pianificazione”.

Del resto la sua impresa aziendale è partita dall'idea di riportare una porzione di Pianura Padana tra il Pavese e Milano alle condizioni di fertilità e biodiversità di 1.000 anni fa. Simbiosi, diventata un'icona del mondo neorurale, potrebbe diventare ispirazione per nuove soluzioni?
“E' un punto di partenza che siamo convinti di aver definito senza utilizzare alcun prodotto chimico, ma solo grazie a tecniche legate all'agricoltura, quindi facilmente esportabili, a disposizione di comuni o altri enti che volessero rivitalizzare i tanti deserti agricoli presenti nel nostro Paese”.

Come dire che le soluzioni devono essere globali per impiegare responsabilmente le risorse naturali ottimizzandone l'uso diminuendo la quantità di CO2 emessa recuperando risorse dagli scarti e producendo energia da quelle rinnovabili?
“Una formula che assicura vantaggi per l'ambiente ma anche il ritorno sugli investimenti con un risultato economico-finanziario positivo, sostenibile, non solo dal punto di vista ambientale. L'obiettivo dichiarato è ridisegnare i distretti della filiera agroindustriale puntando al minor spreco possibile di risorse naturali, di emissioni e assorbimento di CO2 e con una importante produzione di energie rinnovabili. Neorurale, in sostanza, vuol dire riprendere le soluzioni adottate dalla natura applicandole ai contesti produttivi. Simbiosi ad esempio progetta e implementa la trasformazione di industria e territorio in distretti virtuosi (Smart District e Smart Land) che fanno leva sull'innovazione per aumentare l'efficienza complessiva del sistema”.

Il tutto guidati da una serie di principi di riferimento: soluzioni complessive per la riduzione dei consumi di acqua, gas, materiali, energia elettrica nelle aziende, nelle utilities e nei processi produttivi e nelle pratiche agricole.
“Innovazioni che partono dallo sviluppo di aree rigenerate e la sostenibilità energetica data da una nuova economia circolare che mette il territorio al centro della sperimentazione. Grazie agli scarti delle filiere industriali si recuperano materiali preziosi, produrre biostimolanti, ammendanti, fertilizzanti naturali e aumentare la materia organica dei suoli e produrre energia.

Pensate a come potrebbe cambiare la Lombardia e la sua economia se si applicasse questo modello virtuoso. Tagliare non serve se poi non siamo in grado di avere le risorse. La rivoluzione energetica è tutta qui, nella capacità di vedere opportunità dove oggi non ci sono”.

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