L'Autorità nazionale anticorruzione (Atac) ha reso nota la delibera inviata alla Corte dei Conti in cui viene chiesto di indagare sul trasferimento di Fabio Fazio, che - in primis - ha portato il programma Che tempo che Fa da Rai3 a Rai1 e ha assicurato al conduttore e alla sua società di produzione un contratto stellare.
La delibera che smentisce Orfeo
Orfeo, il dg Rai, ha difeso a spadra tratta il contratto di Fazio: "Una fiction in prime time costa molto di più dei 450 mila euro a puntata di Che tempo che fa". E ancora: "Il programma è pressoché interamente ripagato con la pubblicità". Peccato che l'Anac abbia delle perplessità a riguardo.
Secondo Cantone - che presiede l'Autorità nazionale anticorruzione - la relatà è diversa da quella decantata da Orfeo. In primo luogo perché i ricavi della pubblicità possono essere solo presuti. E come se non bastasse, determinati da "fasce di share". Quindi se la percentuale di telespettatori cala, anche il costo della pubblicità ne risente. Oppure gli inserzionisti ricevono una compensazione. Ragionamento messo nero su bianco nella delibera: "Tali costi oggi non sono ancora quantificabili, né risultano stime approssimative che Rai possa esibire essendo tale valutazione effettuabile a consuntivi da Rai Pubblicità".
Inoltre, dove ci sarebbero dovuti essere i punti di share su cui viene fissato il costo degli spot appare la scritta "omissis" di Viale Mazzini e secondo il documento Anac, "tali punti percentuali sono stati successivamente rettificati dalla Rai". Cosa vuol dire? La Rai avrebbe messo mano mano ai punti, ribassandoli, in corso d'opera dopo aver visionato lo share effettivo del programma di Fazio. Gli uomini di Cantone inoltre spiegano che dopo le prime 10 puntate lo share si è attestato su valori che non escludono "il rischio di una possibile sovrastima dei ricavi ipotizzati".
Ma le anomalie non finiscono qui. Per il contratto di Fazio la Rai sborsa 2 milioni e 240 mila euro a stagione per 4 anni (8,9 milioni). Poi: per i diritti del format Viale Mazzini pagherà 2 milioni e 816 mila euro (704 mila l' anno). E ancora 12 milioni alla società Officina, creata da Fazio, per la produzione del programma nella stagione 2017-2018, compresa la seconda serata del lunedì e anche la trasmissione Le parole della settimana di Massimo Gramellini. Cifre da capogiro che in Rai hanno giustificato con la scusa che il presentatore avesse un preaccordo con un diretto competitor, anch'esso sconosciuto. Insomma un contratto fatto in fretta e furia per non perdere Fazio: "I tempi previsti per la pianificazione e allestimento dei palinsesti e le correlate scadenze hanno comportato un'accelerazione delle attività Rai finalizzate alla negoziazione con l'artista (Fazio, ndr) e con Officina".
Non è finita qui: Anac sostiene anche che mamma Rai sia andata contro il Codice degli appalti, poiché il conduttore risulta "essere stato stipulato un contratto preliminare". E ci sarebbe anche il un altro problemino: "Circostanza ancor più anomala è che il contratto sia stato sottoscritto da una persona fisica che ha assunto il ruolo di garante in qualità di socio di persona giuridica non ancora costituita al momento della stipula del preliminare".
Ovvero Fazio avrebbe fatto da garante per Officina quando questa non esisteva ancora: situazione che violerebbe le regole.La parola passa alla Corte dei Conti, che dovrà sancire se il mancato rispetto dei costi/ricavi abbia comportato un danno erariale per la Rai, come spiegano sa Il Fatto Quotidiano.
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