Le carte dei mestatori

Dalle inchieste flop del "Fatto" e "Report" ai post politici del giudice che valuterà Degni per i suoi attacchi al governo

Le carte dei mestatori
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Tutti a interrogarsi su a chi si riferiva Giorgia Meloni quando nella conferenza stampa di inizio anno ha accennato a quelli che ancora «vogliono dare le carte» nonostante non ne abbiano titolo. «Fuori i nomi», tuonano dall'opposizione sia la Schlein che Conte pur sapendo di essere loro tra i primi della lista «secretata» dalla Presidente del Consiglio più per decenza che per cautela. Ma per sapere qualche nome non occorre rovistare nei cassetti, basta leggere la cronaca che ogni giorno offre spunti sorprendenti. Certamente, per rimanere nelle ultime ore, uno che voleva dare carte truccate è Marcello Degni, il magistrato della Corte dei Conti beccato a remare e tifare contro l'approvazione del bilancio statale per «fare sbavare la maggioranza».

Tra chi dovrà giudicarlo per questa bravata c'è un altro smazzatore abusivo, il suo superiore Tommaso Miele le cui carte non sono poi tanto diverse: simpatizzante grillino dichiarato, per due anni, dal 2016 al 2018, dal suo cellulare partirono post terrificanti (bullo, bosone) contro Matteo Renzi allora segretario del Pd. Insomma, alla pari di altri centri di potere la Corte dei Conti è una bella bisca anche se non raggiunge le vette delle procure ordinarie dove le carte (avvelenate) vengono addirittura ciclostilate ad uso dei giornalisti amici che le riciclano sotto forma di inchieste autonome.

La trasmissione Report su Rai Tre ha fatto un paio di puntate sostanzialmente intimidatorie nei confronti del presidente del Senato Ignazio La Russa. Reati scoperti o svelati? Nessuno, se non che ha avuto un padre e due fratelli. In questi giorni Il Fatto Quotidiano ha invece messo nel mirino Marco Carrai, già braccio destro di Matteo Renzi: paginate intere per documentare con malizia come il manager abbia contatti con i servizi segreti soprattutto israeliani. Uno scoop che non tiene conto di un piccolo particolare, cioè che Carrai è console israeliano per il Nord Italia e capo di una importante azienda di cyber security, cioè per definizione partner e fornitore dei servizi segreti. In altre parole abbiamo scoperto che Marco Carrai - in passato già vittima conclamata di malagiustizia - fa Marco Carrai, come La Russa è La Russa. Domanda.

Ma perché mai nessuna inchiesta o denuncia politica che ne so, sulla Corte dei conti covo attivo di mestatori? E qui si torna alla frase della premier: chi prova a giocare con carte false non può fare a meno dei falsari.

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