Ennio Di Lalla, signore di 86 anni, lo scorso 14 ottobre si è allontanato da casa sua per svolgere alcuni accertamenti clinici. Fin qui nulla di strano se non fosse che al suo ritorno ha trovato la porta della sua casa con una serratura diversa. Persino il nome sul campanello ha trovato cambiato: Sinanovic Nadia è il nome che è stato scritto.
La rom, quando interrogata dalle forze dell'ordine sul perché avesse compiuto questo gesto, ha sempre fornito versioni diverse. La prima volta ha asserito di essere incinta poi di essere positiva al Covid. Infine, ha anche affermato che l'abitazione gli era stata donata dal signor Di Lalla perché era la sua amante. Tutte circostanze ovviamente smentite dalla vittima. Ennio non ha amanti e soffre di diverse patologie che spesso non lo fanno stare bene e quando questo accade va a stare a casa del fratello per qualche giorno, come accaduto dal 9 al 14 ottobre. Proprio i giorni in cui è stato sbattuto fuori da casa sua. L'uomo per 21 giorni è stato costretto a rimanere fuori la sua abitazione e gli è anche stato impedito di recuperare i suoi effetti personali: dal vestiario ai farmaci, compresi i documenti sanitari per lui indispensabili.
Gli occupanti della casa dovrebbero essere stati 4 donne e 2 uomini. Nell'immediato neanche le forze dell'ordine hanno potuto fare nulla. I carabinieri, infatti, hanno spiegato alla vittima che non trattandosi di un furto in corso non potevano procedere allo sfratto forzato poiché per questo intervento è necessario che sia un giudice a dare l'ordine. Ventuno giorni dopo però è stato emanato un decreto di sgombero. Come spiega il Messaggero, i carabinieri hanno avuto l'ordine di sgomberare i rom che hanno occupato illegalmente la dimora situata nel quartiere Don Bosco di Roma. Il Gip ha disposto un sequestro preventivo e il Pm l'ha firmato stabilendo che la casa torni immediatamente all'uomo. Il decreto è stato notificato e questa mattina i carabinieri, dopo aver fatto un sopralluogo hanno portato in caserma Di Lalla per dargli la notizia. La casa quando i militari sono arrivati era già vuota. Ora, una volta cambiati i sigilli, la dimora tornerà al signor Ennio.
Il racconto
Di Lalla racconta che abita in quella casa dagli anni '50, precisamente dal 1953, ed è lì che vuole passare "il resto della sua vita". Prima apparteneva ai suoi genitori e dopo la loro morte ha deciso di riscattarla e acquistarla. Definisce con evidente dispiacere quanto gli è successo "una mascalzonata". E aggiunge: "Sono stato lasciato fuori da casa mia, sembra surreale. Per di più, pare che la signora occupante abbia riferito che mi conosceva. Credo si tratti di una cittadina dell'Est, l'ho vista la prima volta quando ho trovato la serratura cambiata e ho chiesto l'intervento dei carabinieri. Io e i militari sul pianerottolo, e lei dentro". La donna, quando il signor Di Lalla si è recato fuori casa sua con i carabinieri, ha risposto: "Ora ci abito io qua".
Solo in quel momento è venuto a sapere che per rientrare in casa propria, qualora venga occupata, anche se solo dal giorno precedente, è necessario l'ordine di un magistrato.
A difendere l'uomo è l'avvocato Alessandro Olivieri il quale ha già presentato in breve tempo un paio di denunce per risolvere quanto prima la situazione. Qualcosa si è mosso: "Restiamo in attesa. A questo punto con fiducia", dichiara, sempre a il Messaggero, il legale di Di Lalla.
Allo stesso tempo però Olivieri non nasconde più di qualche dubbio sulla tutela del suo cliente da parte della giustizia: "Non sappiamo se troverà all'interno ciò che ha lasciato. Purtroppo - dice il penalista - passa il messaggio che chiunque può occupare la tua casa, tanto nessuno fa nulla. Questo fomenta l'autotutela e la gente vuole farsi giustizia da sola, che è la cosa peggiore che possa accadere". E così, in parte, è stato dal momento che l'abitazione e gli effetti personali dell'uomo non c'erano più e quelli rimanenti sono stati trovati in frammenti. Inoltre, l'uomo dovrà anche provvedere alle spese per il ripristino della serratura.
Le reazioni della politica
La Lega nei giorni scorsi aveva annunciato di essere pronta a dare battaglia. Il coordinatore regionale del partito, Claudio Durigon, in merito ha affermato: "Siamo pronti ad una mobilitazione davanti la casa dell'anziano del quartiere Don Bosco a Roma, da dove è stato cacciato da una rom. La proprietà privata è sacra e i delinquenti devono finire in galera".
E questa mattina era presente sul posto la consigliera regionale leghista Laura Corrotti. Oltre ad aver ringraziato i carabinieri per il lavoro svolto, ha dichiarato: "Sono inaccettabili questi atti di prepotenza nei confronti dei più fragili e tutti noi ci chiediamo come sia potuta accadere una situazione simile.
Ennio - continua - dopo settimane vissute in uno stato di precarietà, potrà quindi tornare nella casa in cui ha vissuto per 60 anni. Si conclude una vicenda al limite dell’assurdo e durata fin troppo tempo".
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