I cinque carabinieri coinvolti nell'inchiesta bis sulla morte di Stefano Cucchi sono stati rinviati a giudizio: andranno a processo e dovranno rispondere di omicidio preterintenzionale. Lo ha deciso il gup Cinzia Parasporo al termine dell'udienza a Roma in relazione al pestaggio subito da Stefano Cucchi, il geometra di 33 anni arrestato il 16 ottobre 2009 e deceduto 6 giorni dopo nel reparto di medicina protetta dell'ospedale Sandro Pertini per le gravi lesioni riportate.
Per i tre militari che lo arrestarono, l'accusa contestata dalla procura è quella di omicidio preterintenzionale, mentre altri due appartenenti all'Arma sono accusati di calunnia e falso. Il processo inizierà il prossimo 13 ottobre davanti alla terza Corte d'Assise, nell'aula bunker di Rebibbia.
Il gup ha recepito l'impostazione del pm Giovanni Musarò: Alessio Di Bernardo, Raffaele D'Alessandro e Francesco Tedesco, i carabinieri già in servizio presso il Comando Stazione di via Appia, devono rispondere di omicidio preterintenzionale per aver pestato Cucchi, il giorno del suo arresto, "con schiaffi, calci e pugni", provocandogli una "rovinosa cadura con impatto al suolo della regione sacrale" e lesioni guaribili in almeno 180 giorni e in parte esiti permanenti, che, "unitamente alla condotta omissiva dei sanitari che avevano in cura Cucchi al Pertini", poi hanno portato alla morte.
Tedesco è accusato anche di falso e calunnia al pari del maresciallo Roberto Mandolini, comandante all'epoca della stessa Stazione, mentre della sola calunnia risponde il militare Vincenzo Nicolardi. Il falso in atto pubblico, ipotizzato dai magistrati di piazzale Clodio e recepito dal gup Parasporo, è legato al verbale di arresto in cui si "attestava falsamente" che Cucchi era stato identificato attraverso le impronte digitali e il foto segnalamento: circostanza che per gli inquirenti non corrisponde al vero ma ha rappresentato la ragione del pestaggio di Cucchi, ritenuto "non collaborativo all'operazione". Mandolini e Tedesco, poi, non avrebbero verbalizzato la resistenza opposta dal geometra nella stazione dei carabinieri dove venne portato per il fotosegnalamento, e avrebbero "attestato falsamente" che Cucchi non aveva voluto nominare un difensore di fiducia.
La calunnia, invece, si riferisce alla varie testimonianze rese al processo in corte d'assise dove erano imputati tre agenti della polizia penitenziaria, poi assolti con sentenza definitiva: Tedesco, Mandolini e Nicolardi, "affermando il falso in merito a quanto accaduto nella notte tra il 15 e il 16 ottobre 2009", avrebbero accusato implicitamente i tre agenti, pur "sapendoli innocenti", delle botte inflitte al detenuto.
Il gup ha disposto il non luogo a procedere, per intervenuta prescrizione, del reato di abuso di autorità che era contestato ai carabinieri Alessio Di Bernardo, Raffaele D'Alessandro e Francesco Tedesco, cui è contestato l'omicidio preterintenzionale. Nessuno degli imputati era in aula quando il giudice ha letto il provvedimento. C'erano, invece, come parte civile, due dei tre agenti di polizia penitenziaria, assolti nei precedenti gradi di giudizio.
"Finalmente i responsabili della morte di mio fratello, le stesse persone che per otto anni si
sono nascoste dietro le loro divise, saranno chiamati a rispondere di quanto commesso", è il primo commento di Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, alla notizia del rinvio a giudizio dei cinque carabinieri.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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