La Corte di Cassazione conferma una tendenza già consolidata: per i "furbetti del cartellino" la vita si fa sempre più dura. Ultimo caso in Calabria, a Catanzaro. La Suprema Corte ha ribadito il licenziamento disposto dalla Regione (disponendo il pagamento delle spese processuali per 6 mila euro) di un dipendente - Emilio Barone - coinvolto nel 2013 in un'inchiesta della guardia di finanza sull'assenteismo negli uffici dell'Ente a Catanzaro.
A riportare la notizia è il quotidiano regionale "La Gazzetta del Sud" che ricostruisce quanto accaduto sin dal primo processo che ha visto coinvolti, oltre Barone, altri due colleghi. Tutti e tre, in primo grado, erano stati condannati a dieci mesi di reclusione. Gli impiegati della Regione erano stati "immortalati" dalle telecamere piazzate dai finanzieri e dalle immagini era stato possibile accertare che in otto occasioni un collega aveva timbrato il cartellino di Barone e altre undici volte era stato lui a timbrarlo al loro posto. La sentenza emessa dalla Corte d'Appello però aveva assolto i tre impiegati alla sbarra. Restava il licenziamento "per giusta causa" deciso dalla Regione Calabria nei confronti di Barone.
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