La Cei contraria al biotestamento, ora è scontro con il Pd

La Cei fa quadrato contro il provvedimento del governo. Dopo la "contiguità" sul tema dei migranti, ecco lo scontro con il Partito Democratico

La Cei contraria al biotestamento, ora è scontro con il Pd

La Cei ha preso una posizione definitiva sul biotestamento. I vescovi italiani sembrano decisi ad opporsi al provvedimento sulle DAT e invitano il governo a riconoscere la possibilità dell'obiezione di coscienza "per ogni singolo medico". Il presidente della Conferenza episcopale italiana, il cardinale Pietro Bassetti, in un'intervista a Radio Vaticana prima dell'approvazione della legge aveva dichiarato: "Non è facile stabilire a priori un confine netto che distingua accanimento terapeutico ed eutanasia". Le frasi di Bassetti - come scrive Andrea Tornielli su La Stampa - sono state seguite da una serie di prese di posizione: don Massimo Angelelli, direttore dell’Ufficio Cei per la Salute, don Carmine Arice, superiore del Cottolengo, il vescovo di Trieste Crepaldi e il cardinale Bagnasco hanno espresso contrarietà e perplessità. Ma anche il Cardinale Camillo Ruini - intervistato da Repubblica - ha detto che "questa legge" contribuirebbe in qualche modo ad aprire alle porte all'eutanasia "pur senza nominarla". L'arcivescovo di Torino Nosiglia - poi - ha solidarizzato con don Carmine Arce, che ha specificato di essere disposto ad affrontare processi pur di non applicare le DAT. I cattolici - insomma - hanno alzato il tiro contro questo provvedimento. La notizia sta anche nel fatto che la Cei, dopo mesi di "contiguità" con il Partito Democratico e con gli alleati del centrosinistra sul tema dei migranti, pare essersi schierata compattamente contro una scelta dell'esecutivo.

Emma Bonino, che Papa Francesco ha definito "tra i grandi dell'Italia di oggi", è stata tra le più convinte sostenitrici della legge sul biotestamento e ha già annunciato il prossimo obiettivo: legalizzare l'eutanasia. Una delle critiche che viene mossa più spesso dai tradizionalisti nei confronti dei vertici contemporanei della Chiesa - del resto - è proprio relativa a questa presunta vicinanza ad esponenti politici "progressisti", che storicamente portano in dote battaglie contrarie alla dottrina cattolica. Questa comunanza d'intenti, a causa del biotestamento, appare adesso in crisi. Non sfugge - tuttavia - che a pronunciarsi in modo inequivocabile sul provvedimento in questione siano stati soprattutto gli ex vertici della Conferenza episcopale italiana: Ruini e Bagnasco - infatti - fanno parte della "vecchia guardia". A dichiararsi favorevoli alla legge sul Dat - invece - sono stati i gesuiti di "Aggiornamenti sociali", che nella loro rivista hanno scritto che: "il testo approvato contiene numerosi elementi positivi e rappresenti un punto di mediazione sufficientemente equilibrato da poter essere condiviso". Come qualche conservatore fa notare - insomma - una porzione della Compagnia di Gesù ha mantenuto anche in questo caso la sua linea "aperturista".

La Cei - però - pare non essere disposta ad essere inserita nell'insieme dei "cattolici indifferenti", quelli che l'arcivescovo Crepaldi ha segnalato tramite una nota pubblica in questi giorni. Coloro che avrebbero potuto parlare e non lo hanno fatto. Monsignor Galantino, invece, non si sarebbe ancora espresso in merito. Il Professor Francesco Agnoli, ex vaticanista del Foglio e da sempre addentro alle cose vaticane - interpellato da IlGiornale.it - interviene a gamba tesa su questo silenzio: "Galantino ha sempre flirtato con gli onorevoli cattolici del PD, ma mentre loro hanno ricevuto da lui appoggi, silenzi e così via, la Chiesa non ha avuto nulla da loro. Adesso è evidente a tutti, a fine legislatura, a cosa è servito questo sostegno al Partito Democratico". E ancora: "Galantino sa e tace, pur non essendo del tutto favorevole a questa legge".

Secondo i tradizionalisti - insomma - Crepaldi, Nosiglia e Negri avrebbero espresso la loro contrarietà alla legge sulle DAT, dopo essersi "stancati" di sottostare alla linea altrui. All'inizio del 2018 si riunirà il Consiglio permanente della Cei: in quella circostanza si comprenderà davvero se la linea dei vescovi italiani sulle DAT è unitaria o no.

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