È tutto molto strano, nella vita di Asia Argento. Oggi dichiara: «È stato Bennet ad assalirmi», rovesciando la versione del perfido ragazzo. Pronti a crederle.
Ma perché allora gli ha dato 380mila dollari? Per ringraziarlo e compensarlo della prestazione? C'è qualche incongruenza e discriminazione, nei suoi racconti. Perché, a parità di comportamento, ha denunciato uno e ha pagato l'altro? Perché nelle sue interviste e invettive non ha mai ricordato il giovinetto aggressore? L'aggredita può delibare i colpevoli in diversi gradi di (s)gradimento? E non si ravvisa un accanimento nei confronti del primo, perché di aspetto suinesco, e un trattamento di favore per il secondo, perché di aspetto femmineo e delicato? E perché queste denunce, sempre a scoppio ritardato?
Ha colpito molti, se è lecito, vedere Asia nel corso degli anni sorridente, disponibile, affabile, al fianco del suo carnefice, con il quale ha condiviso importanti produzioni e riconoscimenti cinematografici. Non diversamente ora: frequenta e abbraccia, con intensa affettività, al limite della pedofilia, un giovinetto; lo copre di danaro in una trattativa convulsa; e arriva, dopo un percorso apparentemente opposto a quello del rapporto con Weinstein, al solito epilogo della aggressione del maschio (mai prima denunciata).
Ma li trova tutti lei? Perché tante altre ragazze hanno incontrato uomini con cui andare a letto felici e consenzienti, senza essere favorite e violentate, senza dover pagare, e soprattutto senza raccontarlo a Giletti? La violenza subita non andrebbe denunciata subito? Strana ragazza. Eppure, come presunta violentatrice, cominciava a piacermi.
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