La chiesa delle toghe

Tra gli esempi di suprema assenza da sé vi è il sindaco di Napoli, Giggino De Magistris che, originalmente, contrasta Salvini con vibranti argomenti

La chiesa delle toghe

Tra gli esempi di suprema assenza da sé vi è il sindaco di Napoli, Giggino De Magistris che, originalmente, contrasta Salvini con vibranti argomenti. Secondo lui, il ministro dell'Interno «avendo la direzione politica delle forze di Polizia, dovrebbe rispettare la magistratura e non invece attaccarla e chiedere una riforma punitiva perché egli, doverosamente, viene indagato (che non vuol dire essere colpevole)». Confuso ma chiaro. Peccato che lo stesso non si sia risparmiato quando toccò a lui, scagliandosi contro i magistrati, benché (facendogli il verso) avesse la direzione politica dei vigili urbani. Condannato a un anno e tre mesi per abuso d'ufficio, annunciò che non si sarebbe dimesso, dichiarando che i giudici che lo avevano condannato «avrebbero dovuto guardarsi allo specchio e vergognarsi. Si sarebbero dovuti dimettere loro».

Questa fissazione, per cui tutto si può criticare meno la magistratura - che, per di più, va ben oltre il rispetto preteso, indagandoti spesso a capriccio e sputtanandoti -, riporta ai tempi in cui non si poteva criticare la Chiesa, nonostante i preti pedofili. I magistrati non sono la giustizia, come i preti non sono Dio. In quanto uomini possono sbagliare.

E un magistrato che sbaglia, per umani limiti o per vanità, infierendo con il suo potere su un innocente, è peggio di un pedofilo. Si dimetta, in caso di errore! Parola di De Magistris (lui ne ha commessi tanti, e infatti oggi fa il politico, come Salvini).

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