L’esperienza, l’atmosfera dei cinema porno, per una serie di motivi non potrà mai essere mai sostituita da un click sul computer. Ed è forse questa la ragione principale se a Roma, nonostante la chiusura di altri due cinema storici a luci rosse come il Mouline Rouge nel quartiere Eur e l’Ulisse nella zona Tiburtina, sopravvive ancora il Cinema Ambasciatori, adiacenze stazione Termini.
Mentre i primi hanno chiuso i battenti da tempo, quest’ultimo “gode” ancora di un’ottima affluenza e guadagno, nonostante la quotidiana battaglia con il web dove nel più totale anonimato e comodamente da casa, gli spettatori digitali possono usufruire di video sharing sia su YouPorn che sulla nuova piattaforma PornoHub che vanta più di 25 milioni di utenti.
Sono le 10:30 di mattina quando entriamo nello storico cinema Ambasciatori, fuori piove, giornata perfetta per rintanarsi nelle antiche sale di questo che fin dal 1970 è stato prima un teatro, poi un cinema di pellicole classiche e dal 1980 è stato reinventato a cinema porno. In programmazione c’è “A.A.A. SUPERDOTATE OFFRESI” dove una procace bionda, ammicca da un cartellone retrò che riporta alle piccanti atmosfere delle commedie sexy degli anni 70’ e 80’ dove il sogno erotico degli italiani era Edwige Fenech.
Alla biglietteria c’è Cristina, che dopo aver lavorato per anni negli uffici amministrativi della Filmauro, si ritrova in questa nuova veste di addetta alla biglietteria, dove dalle 10 alle 16, ha modo di vedere e interagire con i tanti spettatori che giornalmente varcano questa soglia.
“Per me questo è un lavoro come un altro. Ma gli sguardi allusivi dei residenti che incontro fuori di qui quando esco a fumare, mi fanno capire che certi pregiudizi sono duri a morire. Ma come potete vedere l’ambiente lavorativo i non è poi tanto diverso da quello di un cinema classico”. Le sue parole trovano immediato riscontro, mentre parliamo infatti entrano 4 spettatori, uomini distinti e per nulla imbarazzati, nonostante la nostra presenza. Salutano, chiedono un biglietto e silenziosamente si avviano dentro.
All’entrata l’addetto alla sicurezza stacca il biglietto dal modico prezzo, otto euro, e dall’inizio della proiezione in poi monitora costantemente la sicurezza in sala.
Ma come spiega Cristina non c’è ne sarebbe neanche troppo bisogno: “Sento parlare di pratiche indicibili, rapporti tra maschi e risse. Ma niente di tutto questo avviene o è mai avvenuto qui. Certo qualche momento di tensione c’è stato ma solo perché qualche anziano, spettatore italiano era infastidito dalla presenza di alcuni extracomunitari un po’ troppo vivaci nei commenti in platea. Non abbiamo mai avuto problemi e gli stessi inquilini del palazzo di sopra si sono lamentati con noi solo una volta e per l’audio un po’ troppo alto, a cui abbiamo subito rimediato”.
Gli affezionati del cinema Ambasciatori sono per la maggior parte uomini sulla settantina. Etero, gay, liberi professionisti e anche alcuni nomi noti. Provengono da tutte le zone di Roma ma l’affluenza maggiore proviene dalla zona ricca di uffici, ministeri e l’adiacente Stazione Termini dove il passaparola fra gli extracomunitari non è mancato.
In molti, la mattina soprattutto, approfittano della pausa pranzo o di qualche ora di buco concedendosi un momento hot e privato, tutto per loro. Ragazzi (maggiorenni naturalmente) non se ne vedono. Donne sole, nemmeno. Le coppie ci spiega l’addetto alla sicurezza non le fanno entrare: “Evitiamo così probabili risse, molestie e quant’altro”.
Ci sono i clienti occasionali, quelli del week end in cui l’affluenza e l’incasso è maggiore e poi gli habituè. I quali, come racconta Cristina, sono ormai diventati cordiali conoscenti: “Pur non dando troppa confidenza, è normale che vedendoli tutti i giorni alcuni si fermino qualche minuto a parlare. Persone educate che non mi hanno mai mancato di rispetto. Vedovi, anziani soli per cui il Cinema Ambasciatori è diventato una specie di punto di ritrovo, un po’ come il bar sotto casa. Ma stranamente non socializzano fra loro. Una curiosità? I turisti. Incuriositi entrano e ci chiedono di poter fotografare l’interno e i nostri poster maliziosi. La crisi l’abbiamo sentita anche noi ma i clienti non mancano mai, anzi”.
Fuori incontriamo Paolo, inquilino del palazzo soprastante il cinema appena sceso da casa: “A parte l’audio, ogni tanto un po’ troppo alto, nessuno di noi ha mai avuto di che lamentarsi. Non abbiamo mai assistito a risse o situazioni di degrado come prostituzione o atti osceni, cosa che invece so accadeva di frequente davanti al Cinema Moline Rouge, nella zona Eur-Marconi chiuso qualche tempo fa, per disordini di ogni genere”.
Insomma se pensavate ad ambienti morbosi, immorali e viziosi dove in penombra, nell’aria viziata fra tende di velluto sfatte dal tempo e poltroncine di velluto sudice e logore, si consumavano atti di autoerotismo e ansimi soffocati niente
di più sbagliato. Dei vecchi e lussuriosi fasti dei cinema a luci rosse è rimasto ben poco. La scritta in nero “vietato ai minori di 18 anni” e l’ammiccante maggiorata sul poster all’ingresso. Tutto il resto, ormai è noia.
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