La città piccola sarà pure bella ma lasciatemi la metropoli

Confesso: quando qualcuno mi chiede, ma tu preferisci la montagna o il mare io rispondo, senza colpo ferire, che amo la città

La città piccola sarà pure bella ma lasciatemi la metropoli

L e classifiche dovrebbero fermarsi ai dischi e ai libri. E già è difficile accettare quelle. Tutte le altre sono insopportabili. E mendaci. Perché confondono il soggettivo con l'oggettivo, l'impersonale col personale, il me con il te. È la solita idea che coi numeri si possa spiegare tutto, pure dove si vive bene. E anche quest'anno, ancora una volta, piccolo è bello; il paradiso è la provincia; l'inferno è la città, specialmente se assume le mostruose dimensioni della metropoli. Ora, con tutto il rispetto per i bellunesi e i bolzanini, avete mai sentito dire a qualcuno: «Ah come vorrei trasferirmi a Belluno o a Bolzano?». Oppure: «Che paradiso la provincia di Verbano Cusio Ossola! Vorrei abitarci tutta la vita!» (lo so che state già googlando: è in Piemonte). Per favore... Chi scrive è nato sul Golfo dei Poeti. Posto stupendo. Pittorico e poetico. Non per caso ha ispirato Byron e Shelley, che però si sono guardati bene dal trascorrerci tutta la loro vita. Al massimo una lunga villeggiatura o la «pensione». E così, sbirciando queste classifiche, i luoghi dove si vive meglio, sembrano essere sempre quelli di vacanza. Come l'arco alpino, che infatti monopolizza l'hit parade. Ma la vacanza è una condizione transitoria, si fa la settimana bianca, mica l'anno bianco. Altrimenti uno si romperebbe le balle.

Confesso: quando qualcuno mi chiede, ma tu preferisci la montagna o il mare io rispondo, senza colpo ferire, che amo la città. Dopo poche ore nel verde sento la mancanza delle distese di cemento di Milano, dell'orizzontalità delle sue strade lunghe e scioglievoli, in estate, sotto i tacchi delle signore. E poi dello stesso cemento che si impenna verticalmente in edifici coperti di specchi che salgono su a grattare il cielo, convivendo pacificamente con le vecchie case di ringhiera. Mi mancano i paralumi di nebbia (forse è smog, ma va bene lo stesso...) che ovattano il sole e ti impediscono di vedere quello che forse è meglio non vedere. Mi mancano lo sferragliare dei tram e i clacson delle auto. Perché è movimento, è rumore di vita, di una città che non si ferma mai e non ha paura di cambiare. Qualità della vita è anche vivere in una città attrezzata, che fornisca un adeguato sistema di trasporti pubblici, che abbia un servizio di taxi decente e che, perché no?, ti permetta anche di poter trovare un supermercato aperto alle due di notte per comprare una bottiglia di champagne. Qualità della vita è, soprattutto, poter lavorare.

Magari facendo quello che piace. E, nonostante gli oliati e perfetti algoritmi delle classifiche succitate, questo nel bene e nel male succede più spesso nelle metropoli. Ora vado a prendere una bella boccata d'aria inquinata...

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