Anche la Ong tedesca Sea Eye ha firmato il Codice di condotta predisposto dal Viminale in relazione alle operazioni di ricerca e recupero di migranti nel Mediterraneo centrale. Sale quindi a quattro il numero di Ong che hanno aderito alla linea definita dal Viminale: Moas, Save the Children, Proactiva Open Arms e appunto Sea Eye. Si fa strada quindi la strategia del ministero dell’Interno che prevede per le navi Ong il divieto di entrare in acque territoriali libiche, salvo situazioni di pericolo grave; non spegnere o ritardare la trasmissione dei segnali di identificazione delle navi; non comunicare con gli scafisti; informare il proprio Stato di bandiera dei soccorsi effettuati; non trasferire i migranti su altre navi; ricevere a bordo, su richiesta delle autorità nazionali competenti, funzionari di polizia giudiziaria; dichiarare le proprie fonti di finanziamento; attestare l’idoneità tecnica per le attività di soccorso. Restano in quattro-cinque le Ong non firmatarie: MSF, SOS Mediterranee, Migrant Offshore Aid Station, Life Boat e Jugen Rettet, quest’ultima però proprio ieri si è vista porre sotto sequestro dalla magisratura trapanese la sua nave Iuventa. E proprio Msf ha spiegato la sua posizione rispetto ai salvataggi in mare: "Le navi di Medici senza Frontiere Vos Prudence e Aquarius proseguono con i salvataggi in mare e i trasbordi chiesti dalla Guardia costiera di Roma e in totale coordinamento con loro", ha detto all’Ansa Loris De Filippi, presidente di Msf Italia. "Finora non abbiamo avuto nessuna comunicazione - precisa - ma se ci dicono di fermarci, andremo altrove.
Premesso che rispetto alla legge marittima non siamo in contraddizione", De Filippi ammette che invece "rispetto al Codice siamo fuori dal cosiddetto sistema, ma continuiamo a portare soccorso attendendo chiarimenti da Viminale e Guardia costiera. Sarebbe gravissimo mancare al nostro dovere. Ma non c’è alcun atteggiamento di sfida rispetto alle istituzioni, tutt’altro".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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