Le colpe di Roma dietro le figuracce del no Mask

Se non fossimo nel mezzo di una pandemia, ci sarebbe da ridere di fronte al video del neo commissario Zuccatelli

Le colpe di Roma dietro le figuracce del no Mask

Se non fossimo nel mezzo di una pandemia, ci sarebbe da ridere di fronte al video del neo commissario Zuccatelli. Lo gireremmo su Whatsapp agli amici con qualche commento ironico. Invece resta solo molta rabbia, per la Calabria e per l'Italia.

Non sono passate nemmeno ventiquattro ore dall'intervista choc in cui Saverio Cotticelli (il suo predecessore) ammetteva candidamente di non aver predisposto un piano anti Covid perché non sapeva di doversene occupare, e siamo di nuovo di fronte a un filmato che fa sobbalzare sulla sedia. Sabato notte il governo, dopo aver rimosso Cotticelli, in fretta e furia nomina Giuseppe Zuccatelli nuovo commissario alla Salute in Calabria. Non passa neppure una manciata di ore e finisce subito in mezzo a uno scandalo. Senza dubbio un record. Spunta un filmato in cui Zuccatelli agitato come un guitto, di fronte a una piccola platea, sbraita che «la mascherina non serve a un ca... e, se io fossi positivo, per beccarti il virus dovresti baciarmi con la lingua in bocca per 15 minuti». Il video (girato senza che lui se ne accorgesse) risale alla primavera scorsa, ma sono le parole che contano. E sono inequivocabili, nonostante le pubbliche ritrattazioni e le scuse dello stesso Zuccatelli. La Calabria è passata dalla padella alla brace: il governo ha rimpiazzato un commissario «a sua insaputa» con un negazionista della mascherina. Che è un po' come mettere un piromane a capo dei vigili del Fuoco. Ma dietro l'incapacità di Cotticelli e gli sproloqui di Zuccatelli, c'è un esecutivo allo sbando. Zuccatelli, come il suo predecessore, non è piovuto dal cielo: ha alle spalle una lunga militanza nel Pci, è stato poi bersaniano e infine si è candidato (senza essere eletto) alla Camera nelle liste di Leu. Il partito, guarda caso, del ministro della Salute Roberto Speranza, che ha pensato di ricompensarlo nominandolo commissario. Uno scambio di favori tra compagni. Un miracolo per lui, una disgrazia per i calabresi che - ricordiamolo - sono ancora senza un piano anti Covid.

Ricordiamo parimenti a Speranza che la Calabria è l'unica regione, insieme al Molise, ad avere un commissario alla Sanità espresso direttamente

dall'esecutivo. Sarà un caso? Temiamo di no. Ci pensino, lorsignori, prima di attaccare regioni e governatori che stanno combattendo in prima linea contro il virus e che, al netto di qualche errore, fanno meno danni del governo.

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