Como, il parroco difende l'ordinanza anti clochard: "Non tutti i mendicanti sono poveri"

In una lettera aperta il parroco di Grandate, don Roberto Pandolfi, difende l'ordinanza anti-clochard del sindaco di Como: "Ti chiedono l’obolo ma telefonano con telefoni fantastici"

Como, il parroco difende l'ordinanza anti clochard: "Non tutti i mendicanti sono poveri"

Aveva suscitato polemiche lo scorso dicembre l’ordinanza anti-accattonaggio messa in campo dal sindaco di Como, Mario Landriscina. A criticare il provvedimento, che prevedeva sanzioni per clochard e venditori abusivi beccati a chiedere l’elemosina o a bivaccare nel centro della città durante le festività natalizie, erano stati, tra gli altri, anche il vescovo Oscar Cantoni e la Caritas locale.

A distanza di qualche mese, però, a difendere l’ordinanza della discordia arriva una voce fuori dal coro. Quella del parroco di San Bartolomeo a Grandate, don Roberto Pandolfi. Classe 1963, è stato esorcista della diocesi dal 2009 al 2012 e dopo essere stato parroco di San Giuliano è approdato nel 2015 nella chiesa di San Bartolomeo. Proprio al sito internet della parrocchia ha affidato le sue riflessioni sullo stuolo di clochard e abusivi che affollano ormai quasi ogni angolo della città lombarda.

Dai “baldi giovani africani che ti chiedono l’obolo e nelle pause tra un ‘cliente’ e l’altro telefonano con telefoni fantastici”, a quelli “più pedanti e insistenti” che “puntano in particolare le donne anziane”, fino alla “vecchietta curva” che si “raddrizza” tutti i giorni alle 18 per camminare “spedita verso un furgone guidato da un uomo grande e grosso che la passa a prendere”. “Chissà, forse è più facile vedere Gesù in un tabernacolo piuttosto che vederlo in tutte quelle persone che ho incontrato”, si domanda il sacerdote ripercorrendo le tappe della sua giornata di commissioni, costellata da infinite richieste di denaro da parte di nomadi, irregolari e senzatetto. E se è vero che bisogna vedere Gesù nei poveri, continua, “mi viene da pensare che anche le povere vecchiette braccate dai suddetti ‘Gesù’ sono Gesù”.

“Gesù ha detto: ‘I poveri li avrete sempre con voi’. Ma i mendicanti sono tutti poveri?”, incalza il religioso. Domanda retorica. “Non tutti i mendicanti sono poveri – prosegue infatti più avanti - e la maggior parte di loro, vista l’età, potrebbe tranquillamente andare a lavorare. Ma, si sa, qualcuno il lavoro non lo trova mai…”. “Molti,troppi, si approfittano del nostro essere cristiani e ci ricattano moralmente. Se non diamo l’elemosina ci sentiamo in colpa e così continuiamo a foraggiare parassiti, alcolizzati, sfruttati e sfruttatori”, scrive don Roberto nella sua lettera aperta. “Non è dignitoso per una persona vivere di elemosina. E se lo fa per scelta non può avermi come complice delle sue scelte, che reputo sbagliate”, conclude il sacerdote.

“Pensieri brutti”, li definisce. Ma legittimi. Che lo portano a mettere in dubbio “l’opportunità”, sul lungo periodo, dei “tanti interventi di supplenza assistenzialista che non cambiano nulla della situazione di disagio”. “Non solo quella dei barboni e dei mendicanti”, precisa, prima di chiedersi “fino a che punto l’assistenzialismo fa bene alla società?". "Chi ha il potere di farlo non può trovare soluzioni rispettose di tutti, del venditore africano (o italiano o americano o russo) e della vecchietta importunata?”, si interroga.

“Le ordinanze dei sindaci sono anche questo: un modo per provare a risolvere i problemi – afferma riferendosi al provvedimento del primo cittadino di Forza Italia - si potrà anche sbagliare, ma almeno ci si prova”. “E noi cristiani dovremmo tener presente che Gesù dobbiamo vederlo in tutti. Anche nei sindaci e nei vigili”. Parole franche, destinate, però, a far discutere.

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