Compagni che (ri)sbagliano

Sto leggendo un libro che ricostruisce la storia dell'incubazione e della nascita delle Brigate Rosse a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta. Ci sono analogie inquietanti con quanto sta succedendo oggi: le università finite in mano a gruppuscoli di facinorosi inneggianti alla rivoluzione contro l'imperialismo americano; intellettuali e giornalisti che gettano benzina sul fuoco contro una presunta deriva autoritaria dei governi italiani

Compagni che (ri)sbagliano
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Ci mancava solo un nuovo Partito comunista italiano, come se non ne avessimo avuto abbastanza dei precedenti che hanno calcato la scena sotto varie sigle. Come abbiamo raccontato sul Giornale di ieri, una organizzazione più o meno clandestina che rivendica, almeno nel nome, l'eredità di Stalin e Togliatti ha stilato una lista di proscrizione di personalità e personaggi da colpire anche fisicamente, in quanto sionisti e nemici del popolo. «Mani libere contro gli amici di Israele», si legge nel volantino che annuncia una stagione di lotta dura. Per ora siamo a parole in libertà, e seppur coinvolto personalmente non nutro particolare timore, anche perché la storia insegna che il terrorista che intende colpire non ha mai comunicato prima l'obiettivo. Ma il solo fatto di essere qui a parlarne, e che ciò avvenga nelle ore in cui gruppi di terroristi dello stesso ceppo hanno colpito davvero seminando morte e paura in Germania e Francia, non può non fare riflettere sull'aria che sta tirando in Europa. Sto leggendo un libro che ricostruisce la storia dell'incubazione e della nascita delle Brigate Rosse a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta. Ci sono analogie inquietanti con quanto sta succedendo oggi: le università finite in mano a gruppuscoli di facinorosi inneggianti alla rivoluzione contro l'imperialismo americano; intellettuali e giornalisti che gettano benzina sul fuoco contro una presunta deriva autoritaria dei governi italiani; sindacati che invece di occuparsi dei lavoratori banchettano con la politica per spartirsi onori e potere; il partito leader della sinistra incapace di leggere il presente e senza un progetto chiaro per il futuro, che vaga aizzando le piazze contro nemici del popolo più o meno immaginari; la difficoltà della sinistra a prendere senza se e senza ma le distanze dai primi episodi di violenza per paura di perdere consenso tra le sue frange estreme.

Insomma, i «compagni che sbagliano», ipocrita definizione dei primi gruppi armati, furono generati da e nel Partito Comunista, per poi sfuggire di mano e diventare nemici giurati pure della sinistra parlamentare. Consiglio a Schlein, Fratoianni, Conte e compagnia di fare un veloce ripasso della storia, prima che sia troppo tardi.

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