Condannato per il saluto romano al Campo 10 si difende: "Ecco perché non sono razzista"

Dopo la condanna di secondo grado per aver fatto il saluto romano al Campo 10, Fausto Marchetti, leader di Lealtà Azione, si difende dalle accuse di razzismo

Condannato per il saluto romano al Campo 10 si difende: "Ecco perché non sono razzista"

La Corte d’Appello di Milano ha ribaltato la sentenza di primo grado che aveva assolto Fausto Marchetti, leader di Lealtà Azione, per aver fatto il saluto romano in occasione della commemorazione per i caduti della Repubblica Sociale Italiana, che si tiene ogni 25 aprile al Campo 10 del cimitero Maggiore di Milano. Condannato a un mese e dieci giorni di reclusione senza condizionale per la violazione della legge Mancino, Marchetti, racconta a Il Giornale.it perché il razzismo non c’entra.

L’hanno condannata per istigazione all’odio razziale…
"Mi accusano di aver propagandato idee fondate sull’odio razziale e di istigazione a commettere atti a sfondo razzista. Non vedo nessun tipo di collegamento con quanto avvenuto al cimitero di Milano. Non siamo andati a fare saluti romani davanti a una moschea o a una sinagoga, ma sulle lapidi di chi quel gesto lo avrebbe sicuramente apprezzato. La verità e che il saluto romano è solo un pretesto per scoraggiare chi ricorda le vittime della Liberazione".

Che valore dà lei a quel gesto?
"Ho un bisnonno che riposa nel sacrario militare di Redipuglia e uno morto sul fronte greco-albanese. Sono un figlio d’Italia, la mia famiglia si è sacrificata in tutte le guerre e credo di avere il diritto di commemorare i miei caduti nella maniera in cui so che loro avrebbero voluto. Mi dica lei cosa c’entra questo con il razzismo. Mi consenta di aggiungere una cosa…"

Prego…
"L’istigazione all’odio razziale non solo non c’entra nulla con lo spirito della commemorazione, ma è ben lontana anche dal mio modo di essere. Chi mi conosce lo sa. Nella mia azienda lavorano decine di stranieri, io ragiono in base al merito e non al colore della pelle o alla religione. Purtroppo però in questo Paese agitare lo spauracchio del fascismo è sempre stato conveniente".

Si spieghi meglio…
"Chi non fa politica attiva ma la subisce ha ben chiara questa dinamica. In un’epoca storica in cui il Novecento è stato abbondantemente superato, il termine fascista è stato completamente svuotato del suo significato. È diventato un modo per squalificare gli avversari. Berlusconi, Salvini e, per una certa parte della sinistra, persino Renzi sarebbero fascisti. Pensi che i centri sociali filo-palestinesi sono arrivati a tacciare di fascismo anche la Brigata ebraica. Siamo arrivati alla pazzia. Le persone se sono rese conto e sono stufe. Non le dico in quanti mi hanno chiamato e scritto per manifestarmi solidarietà".

So che è stato creato persino un hashtag (#iostoconFaustoMarchetti)...
"Sì, e ringrazio tutti per non avermi lasciato indietro. Peccato che chi si è esposto sui social per difendermi è andato incontro alla censura".

Cioè?
Le persone che mi hanno difeso pubblicamente, anche solo condividendo l’articolo di giornale che raccontava della condanna, sono state addirittura bannate da Facebook. È evidente che la libertà di espressione è sotto attacco. Questo dovrebbe allarmare chiunque, perché oggi la censura ha colpito me, domani chissà..."

Previsioni per il futuro?
"Spero che la mia vicenda possa

servire a fare chiarezza. Intendo andare fino in fondo. Ricorrerò in Cassazione perché negli anni si sono succedute sentenze contraddittorie, ed è ora che ci dicano se commemorare i caduti del Campo 10 sia reato o meno".

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