Di comandamenti ne avevano 26. "Rispettare le regole del Barrio". "Vendicare l'uomo morto per la causa". Le "tavole della Legge" del Barrio 18, la pandilla (banda, ndr) salvadoregna smantellata dai poliziotti, sono finite ieri, 5 ottobre, nelle mani degli inquirenti. Due fogli a quadretti, scritti a inchiostro blu, con le regole di vita che gli affiliati erano tenuti a seguire.
Li custodiva in casa Luis V., 26enne residente a Cologno Monzese. La perquisizione è scattata nell'ambito dell'operazione, guidata dal dirigente della Squadra mobile Marco Calì e dal funzionario Vittorio La Torre, che ha portato all'arresto di 17 appartenenti alla gang, alcuni appena maggiorenni ma già accusati di associazione a delinquere finalizzata al tentato omicidio, alla rapina, ai furti di bici e allo spaccio per finanziare le casse della banda. Il Barrio 18, radici a El Salvador e una costola da tempo presente in Lombardia, aveva una "struttura solida e complessa", dicono i magistrati. Al vertice sedeva Yovany Alexander Santacruz Ramirez, soprannome "Labio". Subito sotto i vice Josue Jeremias Hernandez Ramirez ("Coqueta") e Pablo Yovany Castellanos Alvarado ("Vida"). Tutti arrestati ieri, assieme ai loro soldados, ammessi nel clan dopo un pestaggio iniziatorio (chi faceva resistenza era definito "perro", cane). Si ritrovavano nel covo di via Rubattino (zona Lambrate). Qui i pandilleros, legati da un giuramento di fedeltà alla gang (pagavano persino una quota mensile), decidevano dove e come colpire.
Proprio uno di questi agguati aveva fatto scattare le indagini, coordinate dall'aggiunto Laura Pedio e dal pm Francesca Crupi. Il 12 luglio del 2020, un salvadoregno di 23 anni venne soccorso a bordo di un autobus della linea 93, all'altezza di via Valvassori Peroni. Vivo per miracolo, era stato accoltellato al petto, alla schiena e alla gola. I testimoni riferirono che cinque ragazzi erano saliti a bordo - due dalla porta centrale, tre da quella posteriore - e uno di loro aveva iniziato a colpire il giovane. Nel giro di poche ore si scoprì il movente: la vittima dell'aggressione frequentava alcuni componenti della Ms13, la Mara Salvatrucha, acerrimi nemici del Barrio.
È solo uno dei casi della una sfilza di azioni violente ricostruite dagli inquirenti: un uomo pestato e rapinato di una collanina e di una maglietta in piazza Bottini; un'altra aggressione, ancora in piazza Bottini, sempre per motivi di rivalità con gli Ms13. E la rapina della pistola a una guardia giurata su un treno per Vigevano, arma ritrovata ieri alla cintura di uno degli arrestati, carica e pronta per sparare.
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