Non mentiva Giuseppe Conte quando giurava di non avere alcuna intenzione di correre alle suppletive di Roma, in programma in autunno nel collegio di Primavalle. «Ho pensato di non candidarmi perché ho preso altri impegni per me prioritari e perché la politica è dappertutto», assicurava l'ex premier solo 48 ore fa, nel bel mezzo di piazza Colonna e a favore di telecamere, appena uscito dal faccia a faccia con Mario Draghi in quel di Palazzo Chigi.
L'ex autoproclamato avvocato del popolo, in effetti, a Primavalle non correrà. D'altra parte, trattasi di collegio non propriamente in discesa. Già nel 2018, infatti, il seggio della periferia Nord-Ovest di Roma - quello della mitica funivia urbana Casalotti-Battistini, tanto cara a Virginia Raggi - fu vinto solo al fotofinish dalla pentastellata Emanuela Claudia Del Re, decaduta dal primo luglio perché nominata rappresentante speciale della Ue per il Sahel. Su quasi 120mila votanti, lo scarto tra Del Re e il candidato di centrodestra fu di poco più di mille preferenze. È vero che nel 2018 il M5s correva in solitaria, ma è altresì innegabile che quello fu l'anno di un irripetibile successo elettorale e che oggi il Movimento è ben lontano dai fasti del 32%. I sondaggi lo quotano a circa la metà, mentre danno intorno al 20% sia FdI che Lega, con Forza Italia tra il 6 e l'8%. Passati tre anni, insomma, quella di Primavalle rischia di essere una partita niente affatto scontata.
Tutt'altro discorso, invece, se dovesse liberarsi il seggio di Roberto Gualtieri, candidato sindaco del Pd a Roma. L'ex ministro dell'Economia, infatti, è stato eletto - come il suo predecessore Paolo Gentiloni - nello storico Roma 1, da sempre roccaforte del Pd. Come si dice in gergo, un collegio blindato. E che a Conte non dispiacerebbe affatto. Tanto che con Enrico Letta - anche lui alle prese con elezioni suppletive nel collegio di Siena-Arezzo, dove necessita di tutto l'appoggio possibile dal M5s anche per prevenire eventuali sorprese renziane - si sarebbe arrivati a delineare una strategia che vede proprio la corsa al Campidoglio come uno dei passaggi chiave della futura alleanza tra Pd e Movimento. D'altra parte, per Letta la partita del sindaco di Roma rischia di essere decisiva anche per la tenuta della sua segreteria. Mentre l'ex premier con la Raggi ha sempre avuto un rapporto altalenante. Il resto lo fanno i sondaggi, che almeno per il momento, a Roma vedono il candidato del centrodestra Enrico Michetti e Gualtieri al ballottaggio, con la Raggi staccata di qualche punto e a seguire Carlo Calenda.
L'intesa tra Letta e Conte, dunque, prevede una convergenza del M5s su Gualtieri. Non subito, certo. Anche se sarà interessante verificare con quanta frequenza e passione Conte si farà vedere a fianco del sindaco uscente in questi due mesi e passa di campagna elettorale. Secondo un big di largo del Nazareno, infatti, l'ex premier inizierà a strizzare l'occhio a Gualtieri già prima del ballottaggio. Che, ovviamente, sarà il momento in cui formalizzerà pubblicamente l'appoggio del Movimento al suo ex ministro dell'Economia. L'occasione, insomma, per saldare l'asse tra M5s e Pd in nome dei vecchi fasti del Conte 2.
A quel punto, se al secondo turno le cose dovessero andare come auspicano Letta e Conte, per il leader di fatto del Movimento si spalancherebbero le porte del collegio Camera di Roma 1. Da sempre, come detto, roccaforte del Pd.Che potrebbe così ricambiare il favore e portare l'ex presidente del Consiglio finalmente in Parlamento.
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