La mutazione genetica del covid-19, da virus degli animali ad agente patogeno in grado di attaccare l'uomo, è avvenuta tra il 20 e il 25 novembre del 2019, prima ancora che esplodesse l'epidemia nella provincia cinese di Hubei a fine dicembre.
Si tratta del risultato di un'indagine medica condotta dal gruppo di statistica medica ed epidemiologia molecolare dell'Università-Campus Bio-medico di Roma diretto da Massimo Ciccozzi. Il documento, accessibile online e in via di pubblicazione sul Journal of Clinical Virology - una rivista di settore - spiega in modo peculiare come sia avvenuto il cosiddetto "salto di specie" del virus, ovvero, la mutazione che ne ha consentito la trasmissione dall'animale (pipistrelli, nello specifico) all'uomo.
"È stato un cambiamento decisivo, - spiega Massimo Ciccozzi ai microfoni dell'Ansa - una mutazione molto particolare avvenuta fra il 20 e il 25 novembre". Come per qualunque altro tipo di virus, anche il coronavirus, al secolo SarsCoV2, è in continua evoluzione e riadattamento. "Muta in continuazione e cerca di cambiare aspetto per essere in equilibrio con il sistema immunitario ospite", continua l'esperto. Dopo la mutazione delle due proteine strutturali, decisiva si è rivelata quella relativa in seno alla proteina di superficie "spike" - letteralmente "punta, spina" - che il virus utilizza per attecchire alle celle del sistema immunitario, di aggrederlile e invaderle per moltiplicarsi.
Dunque, stando a quanto rivela lo studio dei ricercatori italiani, sarebbe stata proprio questa particolare proteina ad essere responsabile del cambiamento. "È stata la mutazione della proteina spike che ha permesso al virus di fare il salto di specie. E' una proteina abbastanza conservata nella storia evolutiva del Covid-19 - ha detto ancora Ciccozzi - e questa mutazione le ha permesso di fare il passaggio dall'animale all'uomo, innescando l'epidemia umana".
La scoperta messa a segno dagli studiosi dell'università-Campus di Roma, rafforza l'esito dell'indagine condotta nel dipartimento di Scienze Biomediche e Cliniche dell'Ospedale Sacco di Milano e nel Centro di ricerca di Epidemiologia e sorveglianza molecolare delle infezioni (Episomi) secondo cui la circolazione del virus sarebbe cominciata già a metà ottobre, ancor prima che fossero acclarati i casi di polmonite acuta nella città di Wuhan.
La ricerca si è basata sull'analisi di 52 genomi completi del coronavirus SARS-Cov-2 depositati nelle banche internazionali di dati genetici al 30 gennaio 2020 e ha consentito di stabilire il periodo in cui il virus ha cominciato a circolare e di ricostruire la diffusione dell'infezione nei primi mesi dell'epidemia in Cina.
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