Coronavirus, a Bergamo la chat per aggirare i divieti: "Lì c'è la polizia"

Gli utenti segnalano i posti di blocco: "La situazione sul tratto Bergamo-Milano?". Non bastano le foto delle bare trasportate dai militari

Coronavirus, a Bergamo la chat per aggirare i divieti: "Lì c'è la polizia"

"Ci hanno fermato". E giù una bestemmia. "Che sfiga". "Come è la situazione sul tratto Bergamo-Milano?". "Posto di blocco davanti allo stadio". "Confermo". Nella città dei camion dell'esercito che trasportano cadaveri verso altre province, nella Bergamo allo stremo che non riesce neppure a seppellire i suoi morti, c'è chi si cambia messaggi come questi. Sono sms che si rincorrono da giorni in una chat Telegram dal titolo "Posti di blocco a Bergamo", in cui un migliaio di persone si segnalano a vicenda le zone dove incontrare (e possibilmente evitare) le pattuglie delle forze dell’ordine che controllano chi è uscito di casa senza una valida motivazione.

La chat, da quanto ilGiornale.it è riuscito a ricostruire, è nata prima dell’emergenza Covid-19 per segnalare traffico o autovelox: ognuno scrive quel che incontra per strada, permettendo agli altri di evitare ad esempio una lunga coda per colpa di un incidente. È in questi giorni però che in molti si sono aggiunti: "Co sto virus avevo fatto rbotto de membri", scrive qualcuno. "Quasi mille", esulta un altro. Le informazioni, infatti, si concentrano ormai quasi esclusivamente sui posti di blocco. "Stanno passando gli sbirri alla provinciale Ambria-Zogno", avvisare un utente. "Probabile posto di blocco dei carabinieri alla pasticceria", dice un altro. I consigli si sprecano: "Quando vi fermano chiedetegli perché non sanno a un metro di distanza da voi e non indossano dispositivi di protezione, mettendo in pericolo la vostra salute (…). Questa è la prova provata che agli sceriffi importa meno di zero della vostra salute, stanno li solo per far rispettare le regole".

Non tutti, va detto, approvano il desiderio di aggirare i controlli. "Ma sei fuori? - scrive uno dei membri - Hanno ragione di fermare, c'è un sacco di gente ancora in giro, sono obbligato a stare in giro per il mio lavoro e ancora oggi gira gente per cosa? Non avete capito bene la situazione. State a casa". E ancora: "Ti rendi conto della situazione? Non possiamo nemmeno uscire a piedi senza un motivo valido e previo autorizzazione e tu vuoi sapere se ci sono o no posti di blocco?". Lodevoli voci fuori dal coro, ma nella maggior parte dei casi è un continuo di segnalazioni. "Da quello che ho capito coprono i posti più papali per le uscite da Bergamo", scrive Matteo. Può sembrare un’azione innocua, ma se l’informazione aiuta ad aggirare i posti di blocco e permette la circolazione anche a chi non ha comprovati motivi di urgenza per uscire, allora il discorso si complica. E quel banale messaggio potrebbe favorire l’avanza della pandemia.

Bergamo è la provincia con più casi di coronavirus in tutta la Lombardia, con 4.645 tamponi positivi e un tributo di morti simile a quello di un campo di battaglia: oltre 600 vittime dall'inizio della crisi. I forni per le cremazioni non riescono a stare al passo, le bare vengono tenute nelle chiese o portate in altre città, l’ospedale Papa Giovanni XXIII non ce la fa più. Eppure c’è chi, su Telegram, chiede se sia meglio spostarsi di giorno o di notte, chi invia audio per spiegare come evitare di ritrovarsi con la fedina penale sporca in caso di denuncia, o chi informa che “alla biblioteca di Zogno stanno fermando chiunque, anche i passanti a piedi”. Difficile affermare si tratti di una leggerezza o di una ragazzata.

Thom infatti domanda: "A cosa serve scusa ‘sto gruppo? Se non avessimo niente da nascondere andremmo in giro tranquilli e non ce ne fregherebbe dei posti di blocco". La risposta è raggelante: “Serve appunto perché c’è qualcosa da nascondere, mi pare ovvio". A Bergamo, intanto, si muore.

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