Un giorno potremmo riuscire, se non a sconfiggerlo, almeno a convivere con il coronavirus. Sempre che inizi davvero a perdere la sua forza e la sua aggressività.
A dare qualche speranza è Giorgio Palù, professore emerito all'Università di Padova, presidente uscente della Società europea di virologia, nonché consulente del governatore del Veneto, Luca Zaia. Il virologo ha spiegato a Quotidiano.net che “in un prossimo futuro la Covid-19 potrebbe diventare meno aggressiva, e l'umanità riuscirà a conviverci, come succede già oggi con l'influenza e con i raffreddori, virus questi ultimi che ci accompagnano da migliaia di anni”. In attesa che venga davvero inventato e distribuito il vaccino, questa ipotesi non sarebbe poi così male. Secondo Palù questo virus, che per il 98% ha una somiglianza genetica con quello del pipistrello, potrebbe diventare più umano. Insomma, dalla nostra abbiamo due ipotesi. Da una parte che il coronavirus si estingua da solo, come per esempio è già successo per la Sars. Dall’altra l’ipotesi forse maggiormente valida, e cioè che ritorni tra qualche mese, dopo essersi fatto una vacanza in qualche altro Continente. Adesso per esempio si troverebbe in Africa.
Secondo il professore “succederà quel che è capitato con altri coronavirus zoonotici, che si sono adattati all'uomo, si diffondono per via aerea, e tornano a trovarci nella stagione invernale. Non dico che oggi il virus sia meno cattivo. Più di un migliaio di sequenze nelle banche di tutto il mondo dicono che è un virus che muta poco, abbiamo cioè in circolazione il progenitore che è nato in Cina”. Per il momento comunque non è mutato e il fatto che vi siano meno decessi è dato anche dal fatto che i reparti di Terapia intensiva sono meno zeppi, la diagnosi è diventata più veloce, siamo riusciti ad avere un maggior numero di respiratori e i medici hanno trovato dei farmaci che funzionano più di altri.
E per quanto riguarda il confinamento a casa che sta diventando davvero difficile da reggere, ci sarà una fine? La risposta di Palù, che prende la Cina come paragone, non lascia molte speranze in proposito:“Molto dipende dal trend dei contagi. In Cina il SARS-CoV2 si è diffuso rapidamente, e altrettanto velocemente i contagi sono scesi, seguendo l'andamento di una curva gaussiana, a campana. In Italia i numeri scendono più lentamente, disegnano una spalla più larga, così i tempi si dilatano”. Il fatto che il Veneto, partito con il triplo di contagi rispetto all’Emilia-Romagna, adesso registri un numero di molto inferiore, dipenderebbe da diversi fattori. Come la densità della popolazione e l'urbanistica, oltre ai modelli sanitari differenti.
In attesa del vaccino o che il coronavirus si autodistrugga, dobbiamo continuare a mantenere le stesse norme di sicurezza fino a questo momento adottate, magari seguendole ancora di più. E quindi “rispettare le regole igieniche, mantenere le distanze, stretto controllo e sorveglianza attenta sul territorio, una precisa anagrafe sanitaria.
Ci vorrebbe una regia europea per armonizzare le politiche sanitarie, riprendere la civile convivenza e consentire i viaggi. L'Italia presenta zone che hanno superato l'emergenza, altre che stanno uscendo a fatica dalla fase critica, e un intreccio normativo con il quale anche il manager della fase2, Vittorio Colao, dovrà misurarsi”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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